di Cassandra Crossing

Il Ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis la settimana scorsa si è recato a Washington per ristabilire i contatti con i rappresentanti di alto livello della Banca Mondiale e dei Paesi che fanno parte del collegio elettorale della Svizzera nelle cosiddette istituzioni di Bretton Woods (Banca Mondiale e FMI).

Durante la sua permanenza negli USA il ministro elvetico ha affermato l’impegno della Svizzera a sostenere l’Ucraina a lungo termine. Nonostante la neutralità costituzionalmente impedisca loro di inviare armi ai combattenti in zone di guerra attive come l’Ucraina e di consentire ad altri Paesi di spedire materiale bellico di fabbricazione svizzera a fazioni combattenti, per cui Berna ha respinto la richiesta di diversi Paesi membri dell’Ue di autorizzare l’invio di armi di fabbricazione svizzera e altro equipaggiamento militare in Ucraina, il Ministero degli Esteri ha però sottolineato che dal febbraio 2022 il governo persegue una strategia concordata con gli USA per cui la “la Svizzera si adopera per un approccio coerente nei confronti del continente americano per rafforzare la coerenza della politica estera svizzera”. A sostegno di quanto sopra il governo ha dichiarato che intende erogare altri 1,5 miliardi di franchi svizzeri, in aggiunta ai 300 milioni per la ricostruzione dell’Ucraina che sono già stati stanziati per il 2023 e 2024, raggiungendo una cifra totale che si aggira sui 2 miliardi di dollari entro il 2028. Il governo svizzero ha affermato inoltre di essersi solo allineato e di aver aderito a una serie di sanzioni economiche contro i russi e gli interessi russi emanate dall’Unione Europea; sorvolando però sul fatto che la Svizzera non rientri tra i 27 Paesi membri. Tutte dichiarazioni che lasciano ben poco all’immaginazione e che rendono il sentore di una resa ufficiale del Paese elvetico alle forze che governano il processo di globalizzazione. Mentre l’Associazione dei Banchieri Svizzera stima che i russi detengano nelle banche elvetiche capitali per un valore di 150-200 miliardi di franchi, Scott Miller (Ambasciatore statunitense a Berna) durante una recente intervista rilasciata ai media ha affermato che almeno “un extra da 50 a 100 miliardi di franchi potrebbe e dovrebbe essere oggetto di un nuovo congelamento dei capitali russi detenuti in Svizzera”.

Nel contempo il quotidiano svizzero Handelszeitung ha pubblicato un articolo denunciando che i Paesi del G7 – Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Stati Uniti – hanno recentemente inviato una lettera alle autorità svizzere chiedendo ulteriori azioni per rafforzare le sanzioni internazionali contro la Russia. La Svizzera cede sempre più alle pressioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI), della Banca Mondiale (WBG), degli Stati Uniti e del G7 rinunciando così alla sua indipendenza e neutralità’ storica, agevolando ulteriormente la migrazione dei capitali asiatici detenuti in Occidente verso l’Oriente, andando ad alimentare la tempesta perfetta con segnerà il crollo del sistema bancario occidentale organizzato dai grandi fondi per rastrellare il risparmio privato dei piccoli e micro correntisti.

E’ chiaro che le forze globaliste non possano permettere che nel cuore dell’Europa resista anche solo un baluardo di indipendenza e sicurezza bancaria che rischierebbe di incrinare questo processo. Prova che questo processo sia già iniziato, oltre alle crisi bancarie più o meno note a tutti lo fornisce ampiamente il caso EUROVITA, solo di recente pubblicato sui quotidiani, che ha però sospeso da mesi il rimborso delle polizze per mancanza di liquidità. Arrivati a questo punto, ed avendo trovato risposta alla domanda iniziale, è forse il caso di porsene un’altra: siamo davvero sicuri che l’allineamento generale ed il perdurare di queste operazioni e sanzioni bancarie fallimentari non debba far sorgere almeno il dubbio che si tratti di una lucida operazione premeditata e concordata sottobanco per favorire Beijing, da tempo prescelta quale nuovo polo finanziario mondiale incaricato di sostituire Wall Street, come del resto si mormora da anni in alcuni ambienti dell’alta finanza internazionale?

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