di Roberto Fiore

In questi giorni stiamo assistendo alla celebrazione di ricorrenze importanti, quale quella della strage di Primavalle e dell’ uccisione di Sergio Ramelli, studente di appena 17 anni. Ci sono stati alcuni appelli alla pacificazione a cui vanno date risposte attente.

Innanzitutto sia nel caso di Ramelli che nel caso Mattei le uccisioni non furono aggressioni avvenute in un contesto di scontro, ma piuttosto il risultato di due gravissimi atti caratterizzati da grande odio, ferocia e viltà, cioè l’incendio di un appartamento in un quartiere popolare abitato da una famiglia di otto persone con la conseguente uccisione di due giovanissimi e nel caso di Ramelli, l’aggressione organizzata e pianificata da parte di un gruppo di attivisti che aggredirono mortalmente un ragazzo colpevole di aver ostacolato in una scuola la brutale avanzata di gruppi di estrema sinistra. L’ esempio di Ramelli è fulgido e significativo. Minorenne, scelse in un contesto difficilissimo di essere attivo politicamente, consegnando così agli italiani un insegnamento di coraggio e abnegazione in contrasto con le scuse di dubbiosi, pavidi o perennemente incerti.

Il clima di quegli anni è svanito: la difesa estrema di poche centinaia di uomini salvò l’ Italia dall’ aggressiva pretesa della sinistra marxista di occupare scuole, università, tribunale e le strade d’ Italia con “l’uccidere un fascista non è reato”. Molti giornali di fronte alla violenza permisero narrative false come a proposito della strage di Primavalle, frutto secondo loro di una “faida interna”.

Chi combattè in ambo i lati e mantenne dignità nello scontro, (cosa che non avvenne né con Ramelli né con la strage dei fratelli Mattei, né con la grande parte degli attacchi omicidi del periodo) può pensare ad un discorso di pacificazione.

Va ricordato un elemento di storia sfuggito a tanti: in tutti gli atti importanti del terrorismo di sinistra e di destra vi fu una presenza strategica dello Stato. Atti di infiltrazione, di depistaggio si susseguirono nei momenti più tragici con l’intenzione di portare i giovani allo scontro e di lucrare politicamente sul sangue dei caduti. La logica degli opposti estremismi fu la scusa per mantenere il potere nelle mani del Deep State del tempo, composto come sempre da massoni, americanisti e da spioni corrotti che popolarono l’ ufficio affari riservati ed il ministero degli Interni; ma la base del sistema allora più di oggi consisteva di un nocciolo duro proveniente dalla guerra antifascista.

Ricordiamo il rapimento e assassinio di Moro: è accertato che vi fu un’importante infiltrazione dei servizi segreti nelle Brigate rosse come vi fu collateralità fra esecutori delle pagine più efferate con la P2: come è importante leggere quelle che sono le ultime rivelazioni della strage di Bologna e di altre stragi importanti in cui appare la mano dello Stato nel tentativo di commettere stragi che arrivassero a scioccare il paese, renderlo debole di fronte a tanto sangue e poi operare a livello economico le grandi virate verso il capitalismo internazionale che vedremo a fine anni 80.

Ricordiamo anche la strage di Acca Larenzia, dalla quale è emersa sia la mano rossa nel compiere il vile atto, ma anche l’elemento equivoco e torbido dei servizi segreti che fornirono le armi. Attenzione: pacificazione con questi settori che hanno speculato sulle morti e che hanno portato verso le pagine più nere della storia italiana non ci può essere.
Noi riteniamo di essere in lotta continua e sistematica contro lo stato profondo e puntiamo ad unire gli italiani sui temi come la difesa delle libertà. Queste idee e queste lotte possono favorire la creazione di un popolo che ha come costante e unico nemico lo stato profondo italiano che dispiegò allora il suo odio provocando morti e’ stragi e ferisce oggi la dignità e l’ onore d’ Italia rendendola suddita dei poteri forti internazionale.

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