di Vittoria Fiore

Negli ultimi decenni la Cina ha registrato un crollo delle nascite, non solo a causa della politica del figlio unico ma anche a causa dell’aumento del tasso di infertilità che é passato dal 3% negli anni 80’ al 18% nel 2021.

L’impossibilità di avere figli ha portato le coppie ad avere un interesse maggiore per le tecnologie di riproduzione assistita come la fecondazione in vitro (FIV) . Questa procedura consente di analizzare il DNA dell’embrione in vitro, individuare quelli affetti da mutazioni genetiche collegate a patologie, e scartarli trasferendo in utero solo quelli sani. Altri paesi Asiatici come Giappone, Australia o Singapore si sono fortemente interessati negli ultimi decenni a questa pratica, si stima che la dimensione di mercato aumenti di quasi 35 miliardi nei prossimi 10 anni. La Cina corre al primo posto per diventare leader mondiale con circa la metà della domanda globale di servizi FIV nel 2019.

Per quanto riguarda la sicurezza e l’efficacia le criticità sono molte. Ci sono state alcune segnalazioni di gravi problemi degli embrioni e preoccupazioni riguardo alla pratica dell’eliminazione selettiva in quanto la pratica offre la possibilità di selezionare gli embrioni perfetti e con caratteristiche specifiche come l’eliminazione di eventuali predisposizioni genetiche a malattie ereditarie o la scelta del sesso portando all’eugenetica involontaria. La Cina non è nuova da questo punto di vista e la creazione di gemelline in vitro ne fu un esempio: con il venir meno di una coscienza etica e morale, del resto, tutto può diventare merce. E un colosso con le dimensioni del Dragone, senza freni, può provocare uno sconvolgimento planetario.

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