di Simone D’Aurelio

Ciò che mi colpisce dei tempi odierni riguarda il linguaggio dei giornalisti mainstream e dell’ordine  dominante. Se ci soffermiamo ad analizzarlo possiamo notare come il mondo postmoderno sia per certi verso ammanettato in una sorta di solipsismo da un lato, mentre dall’altro è dittatoriale. Nel primo caso non solo le parole vengono totalmente riutilizzate in modo soggettivo, dove  l’interpretazione crea il reale in tutto e per tutto, a livello biologico, relazionale, e fisico; ma c’è di più. La categoria dei “bempensanti” (su cui i superlativi assoluti sono sempre sprecati)  incredibilmente parla sempre da sola, basta guardare Sanremo che è il loro evento di punta: dai vari monologhi delle star alle lettere auto-celebrative della Ferragni, la stessa cosa la possiamo vedere nei salottini tv del mainstream dove tutti sono omologati tout court a livello ideologico e non offrono nessuna visione alternativa del  reale.

Si parla di sé in modo anarchico per tutto ciò che riguarda il mercato dei consumi, dall’Onlyfans al cambio di sesso, mentre si arriva a giudizi apodittici quando si parla di gestione delle emergenze e di progetti politici. La diplopia lessicale caratterizza il mondo neoliberale.

Durante le “emergenze”, ed è interessante vedere  anche la precarietà del linguaggio, ogni termine alternativo a quello di un dizionario europeista è sempre più divelto e demonizzato.

Margaret Thatcher, nel suo dipingere un mondo senza alternative, ci aveva visto lungo; infatti tutto questo lo abbiamo visto con il covid, dove ogni elemento veniva dipinto in modo monocromatico, dall’inquisizione mediatica verso ogni cura fino alla caccia selvaggia al non sierato, non vi era nessuna voce che poteva mettere in dubbio la narrazione del padrone. Possiamo infatti ricordare anche come l’unica via di uscita a reti unificate era quella di vaccinare senza sosta in saecula saeculorum, piano anche fallito miseramente dati gli altissimi contagi, data l’inefficacia di puntare solo sulla prevenzione, e data la scarsità di un prodotto che poi ha lasciato moltissimi strascichi (tra l’altro mai monitorati), ma che è stata la fonte di un business multimiliardario. La stessa voce senza alternativa si era presentata con l’Euro e la “crisi”, ove l’unica via di uscita per risorgere era quella di tagliare ovunque immer wieder, con risultati totalmente fallimentari. L’unica soluzione è stata infatti quella di rendere l’Italia gradualmente sempre più povera, ma che ha regalato tanto bel divertimento al mondo della Finanza.

Oggi lo stesso scenario sembra esserci con l’economia green e la guerra (per la pace): la prima “emergenza” che riguarda il verde, e propone sempre modelli tragici e allarmisti (come venivano rappresentati nel mondo covid e nel mondo monetario), in cui siamo in una bufera e l’unica soluzione per non distruggere il pianeta è quella di rimodellare totalmente le nostre abitudini e la società per arrivare a un mondo ad emissioni zero.

Stranamente anche qui nessuno parla dei “carbon broker” e del mondo multimilionario molto “green” che riguarda le emissioni di anidride carbonica e che si sta formando in questi decenni, ma il monologo si ferma.

I modi di parlare sono sempre identici: c’è sempre una teomachia di fronte ai nostri occhi e una serie di tragedie che arrivano se non facciamo hic et nunc tutto ciò che è bene per tutti. Questo bene equivale a una soluzione unica che è concordata da diversi esperti che vanno in tv dove prendono molti soldi per le loro ospitate, fomentati dalla politica locale, a loro volta totalmente schiavi dell’Europa.

A questo punto vediamo come vengono sguinzagliati i pennivendoli, che devono creare anche dei filoni di odio e delle parole magiche da utilizzare se non si è d’accordo: “Ma allora sei complottista, ma allora sei euroscettico, ma allora sei un no-green”, parole che formano un muro e diventano quasi ipnotizzanti. Infatti l’odio e i toni accessi degli scorsi anni dimostrano come con un buon sofisma può portare a una vera guerra dell’odio, dal figlio al fratello, dal parente al collega, anche il mio migliore amico diventa il mio nemico perché non si è piegato all’ordine dominante e all’unica soluzione che è il “bene maggiore” che giustifica i miei atti.

Mentre su tutto il resto si propone il solipsismo letterario, dove qualsiasi opinione rimane sempre nell’agnosticismo assoluto, sembra quasi di vivere nella acatalessia più totale ove le uniche verità possibili vengono dagli “esperti” in campo di emergenze, mentre qualsiasi preposizione filosofica, teleologica, sociologica e di qualunque altro ordine e sempre è solo demagogia, utile però per un uomo che non ha più nulla da tutelare e di identitario. Gli rimangono solo dei soldi da spendere nei mercati, anzi ci si dimentica perfino dell’italiano in questo caso, per far spazio all’inglese e ai nuovi termini perché sono utili all’uomo-mercato, pedina del sistema.

Share via
Copy link
Powered by Social Snap