di Simone D’Aurelio

Se oggi c’è una questione che va analizzata è quella del nulla.

Per quanto possa sembrare irrilevante fermarsi su questo concetto in realtà esso nasconde molti scorci che aprono a una lettura differente del reale, e di tutto ciò che ci circonda. Il pensiero postmoderno si fonda sul quasi-nulla: anzi il presupposto implicito di oggi è che vi è teogonia alle nostre spalle ove il nulla risulta vincente e fondatore di tutto. La corrente filosofica dominante negli atenei si basa infatti su una gnoseologia che intende cancellare tutte le tradizioni per arrivare a un mondo che vive solo ed esclusivamente sul paradigma dell’esaltazione neoliberale e che antepone il nulla come fondamento del proprio pensiero.

Se tutto parte dal nulla ed il nulla è il padre di tutto, allora la cultura in sé per sé è un discorso relativo, e anche una questione solo di circostanza e politica, che i dominanti impongono ai dominati, e possiamo anche accettare il discorso contemporaneo; su questo è da notare come ci riallacciamo in modo latente alla concezione storica teleologica ed etica della dottrina marxista.

Possiamo dibattere quanto vogliamo su tutto questo ma se dal nulla “siamo” e nel nulla torniamo, se su di esso si fonda l’essere, allora possiamo accettare fondamentalmente una liberalizzazione coatta di qualunque cosa, e si può arrivare a concordare sul fatto che l’escatologia umana si realizzi in una modalità di consumismo totiponteziale dei piaceri, combattendo a ogni costo ogni limite e ogni tabù. Il combattere ogni giudizio, e ogni tabù, si rivela giusto, se il niente ci precede.

Tutto sta nel vedere se il nulla è fondante, per capirlo però va analizzato fino in fondo, perché il “nulla vero” quello dei filosofi, nella sua purezza indica l’assenza di ogni cosa, pena il cadere in una contraddizione, e se guardiamo a tutto questo in sede scientifica possiamo accorgerci come il nulla assoluto a livello scientifico non può esistere, infatti tutte le discipline hanno con sé un oggetto che riguarda il loro studio: l’assenza di qualunque cosa non è oggetto di scienza. Il fisico Krauss quando ha parlato di universo uscito dal nulla intendeva già qualcosa (1): la sua tesi includeva già particelle, e campi, e la cui macro evoluzione (tra darwinismo, e altre teorie metempiriche) rimane un mistero.

Se il mondo scientifico attualmente non può formulare tesi sul nulla, dobbiamo guardare anche al nostro pensiero, e se seguiamo Bergson vediamo che il nulla è uno pseudo pensiero (2) ovvero come da lui dimostrato il nulla filosofico nella nostra mente equivale all’assenza del pensare.

Il nulla oltre a non essere oggetto di studi e di pensiero, non è fondante nell’esperienza sperimentale: il minore non ha in potenza il maggiore, si guardi alla vita che non può essere trasmessa dai morti, dal mancante, così come la non intelligenza della materia grezza non può giustificare e fondare l’intelligenza.

Sullo sfondo di tutto questo si stagna anche un altro discorso, quello di Gilson: “In una epistemologia realista, la domanda: Potrebbe non esserci nulla? non si pone, perché di fatto c’è qualcosa, e se fosse possibile che non ci fosse nulla non ci sarebbe nulla. […] Poichè esiste qualcosa, c’è dell’essere necessario, in quanto il reale attualmente dato è necessario con pieno diritto dal momento che è. Parmenide non ha perso nulla dei suoi diritti.” (3)

Il nulla se accettiamo la realtà non è argomento di discussione, e come spiega Claude Tresmontant inoltre la domanda su di esso viene assorbita dal tempo: se c’è stato il nulla in un dato momento, il nulla sarà eterno, perché l’essere non può uscire dal nulla assoluto (4), l’antichissima preposizione metafisica ed è validata dall’esperienza plurimillenaria in ogni campo di studio. Inoltre possiamo anche dire che: “In metafisica generalissima la tanto celebrata domanda perché l’essere e non il nulla non può essere posta e non ha ragion d’essere. Che cosa nega il nulla, se non nega l’essere? Il rigoroso senso metafisico del nulla è il contraddittorio. Porre questa domanda equivale a chiedersi perché il non contraddittorio è non contraddittorio. Questa domanda perché l’essere e non il nulla non è metafisica, ma solamente teologica. La domanda si fonda sul presupposto che una realtà di qualunque ordine e grado abbia creato l’essere dal nulla, ed inoltre sul tacito presupposto che la realtà creatrice non sia essa stessa un nulla, che è anch’esso un concetto teologico estraneo alla metafisica generalissima”. (5)

A questo punto la pseudo domanda non riflette nessun campo, se non quello religioso che però si fonda sull’essere, ovvero sull’opposto del nulla. Proprio se si vive filosoficamente sul postmoderno si può partire dal nulla e non dall’essere, e da qui si può mettere in crisi tutto, anche i trascendenti, l’etica, le identità, i fini, ed a loro volta anche il nostro agire, la legislazione, e la nostra società; infatti la giustizia, il bene e male, la verità possono esistere a loro volta se vi è un punto di vista trascendente e con esso un Essere che sorpassa il tempo (6). Partire dal nulla è impossibile anche a livello pratico, e storico, la società basata sull’assenza di ogni cosa non può fondarsi e neanche emanare leggi o vivere, così come per l’azione individuale.

Arrivare a tutto questo implica quindi che la pretesa postmoderna, che antepone il nulla latente come cavallo di troia per il relativismo assoluto, la cancel culture, e le restante digressioni in realtà che si fondano su un delirio filosofico, che si nutre solo della disgregazione dell’essere e la cui domanda non si pone, è utile solo alla malsana politica dei consumi e del controllo.

(1) https://www.uccronline.it/2018/07/30/luniverso-non-nasce-dal-nulla-la-meccanica-quantistica-indica-un-qualcosa/

(2) http://www.consecutio.org/2013/04/percezione-rappresentazione-e-memoria-nella-filosofia-di-bergson/

(3) E. Gilson, L’ateismo difficile,Vita e pensiero, 1983, p. 56

(4) Si veda C. Tresmontant, Cristianesimo, filosofia, scienze, Jaca Book, 1983 p. 56-57-58

(5) Piero Di Vona, Trattato dei concetti trascendenti, Giannini editore, 2011, p. 65

(6) Si veda il saggio: L. Kolakowski, Se non esiste Dio, Il Mulino, 1997

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