di Roberto Fiore

“Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo italiano” è un libro scritto nel 1939 da Amintore Fanfani, in quel momento fra i maggiori esponenti del pensiero Corporativista Italiano.

Bruno Vespa, oggi racconta come nel 1957 John Kennedy si complimentò con il Amintore Fanfani ( in quel momento leader DC) per un libro che aveva prospettato una visione sociale e anticapitalista che dopo decenni rimaneva ancora valida e attuale. Questa concezione corporativa si era cristallizzata nell’ Art 46 della Costituzione. coloro che, per ignoranza, sostengono che la Costituzione sia antifascista va ricordato che 1) le Disposizioni Transitorie della Costituzione tendenti a impedire la ricostituzione del disciolto PNF, sono datate 1953; 2) diversi sono i punti in cui la Costituzione riecheggia con chiarezza le tesi e posizioni elaborate nel Ventennio.

Se è vero che la Costituzione è espressione di un pensiero cattolico, socialista e comunista, è forse ancor pur vero che alcuni punti della Costituzione riprendono quelle che sono le tesi fondamentali delle leggi sociali e del pensiero corporativo degli Anni ‘20.  L’articolo 46 ne è un chiarissimo esempio: si parla di partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese, concetto questo osteggiato fortemente dalla filosofia classista della sinistra ed ignorata totalmente dai partiti di ispirazione liberista. L’Articolo 46 riprende quello che è il punto fondamentale del pensiero sociale  fascista e lo proietta negli anni a venire. L’idea massimalista, classista, comunista lo osteggia perché la partecipazione agli utili elimina la possibilità dello scatenarsi della lotta di classe. Non può esserci dittatura del proletariato, non può esserci odio di classe se c’è partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.
Questa soluzione viene applicata già nei Paesi scandinavi, in Germania, addirittura negli Stati Uniti ma mai laddove questa idea ha origine: in Italia. Nei giornali di oggi, 1 maggio, riprende forza quel pensiero attraverso una serie di manifestazioni e ricordi storici e dichiarazioni sorprendenti come quelle di Renato Brunetta presidente del CNEL, che, In un articolo sul Corriere della Sera, parla della “necessità storica di arrivare alla partecipazione dei lavoratori alle imprese”; ; va oltre e parla  dell’iniziativa popolare della  CISL, a favore della partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese. Cosa si stia muovendo è facile indovinarlo: la storia. A poco valgono le vuote dichiarazioni sul 25 aprile in cui la classe politica da una parte rinnova il suo odio nei confronti di chi instaurò il primo grande stato sociale in Italia e dall’ altra  chi dovrebbe difenderlo  si volta dall’altra parte, non raccogliendo l’eredità di quello Stato veramente sociale.

Paradosso che quella che è stata un’abiura da parte di grandi uomini di cultura a ridosso del 25 aprile si trasformi invece oggi in una grande richiesta per un istituto che rappresentò una delle pagine più luminose di quel pensiero che rispetto al marxismo classista, fomentatore di odio, e al liberismo, che non faceva che incoraggiare gli egoismi e le ricchezze spropositate,  si manifestò come una grande espressione della Civiltà italiana.

A dire questa verità non saranno la Meloni e La Russa bensì Renato Brunetta…

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