di Davide Pirillo (foto: museolombroso.unito.it)
Non é di certo una novità, ma un antico e duraturo pugno nello stomaco.
Mi riferisco ai resti degli esperimenti fatti sui corpi dei briganti, dei soldati borbonici e dei combattenti del sud, esposti al macabro Museo di Antropologia criminale Cesare Lombroso di Torino.
Questi esperimenti fisiognomici furono condotti nell’800 dal padre della criminologia moderna Cesare Lombroso per dimostrare secondo una sua teoria pseudo-scientifica e sbagliata che i delinquenti sono portati atavicamente ad istinti primitivi che creano deviazione sociale e crimine.
Le teorie lombrosiane si sono sprecate a dimostrare che le genti del Sud erano portate a questa forma di atavismo. Teorie che suonano dal chiaro sapore di razzismo scientifico.
Lombroso seppur anche antropologo ebbe reticenze, quasi fino alla fine a prendere in considerazione anche fattori culturali e sociali che portano al crimine, per lui era questione ereditaria.
Chi era Cesare Lombroso? Nato a Verona nel 1835 da genitori di origine ebraica, ed oltre ad essere probabilmente l’uomo di cultura italiano in vita più conosciuto ai suoi tempi, era un fervente militante politico, iscritto al Partito Socialista e per esso consigliere comunale a Torino.
Ancora oggi la fondazione che porta il suo nome é politicamente schierata a sinistra.
Non a caso certa sinistra culturale da salotto ha sempre difeso il museo dalle richieste ripetute di chiusura da parte dei movimenti meridionalisti che di continuo hanno bollano il museo come razzista contro i meridionali.
Accuse sono venute in passato anche da politici tramite il Senato, in un articolo possiamo leggere quanto segue:
«Il medico Lombroso – scrive un senatore sul sito del Senato – non esitò a scorticare cadaveri, mozzare e sezionare teste, effettuare i più incredibili e crudeli interventi su uomini ritenuti criminali per le misure di parti del cranio e del corpo e tutto il materiale su cui lavorare gli veniva fornito da carabinieri, bersaglieri, guardia nazionale, eccetera, durante le mattanze al Sud. Ma Lombroso non disdegnava neanche procurarsi da sé l’occorrente per dare credito alle sue incredibili teorie fondate su certe forme di razzismo scientifico e per questo si recava personalmente nelle carceri dove erano detenuti ex soldati borbonici, briganti e veri delinquenti; la sua teoria infatti aveva individuato il delinquente ‘perfetto’ nel meridionale».
Il Lombroso si é rifiutato più volte di restituire alla terra natia il cranio del brigante calabrese Villella, mostrato ancora vergognosamente nel 2023 come un cimelio.
Sia chiaro, personalmente e da calabrese sono per l’Italia unita, ma l’unità passa anche dai conti che un popolo deve saper fare col proprio passato e sulla via della giustizia.
E poi si sa, il nome Italia é nato in Calabria, quindi non possiamo rinnegare quello che é il nostro più antico nome, ma vogliamo giustizia, passando come prima tappa dalla chiusura del Lombroso e dalla sepoltura cristiana dei resti esposti.