di Luigi Corese
Il Governo Meloni, con il Decreto Lavoro del 1° maggio, ha dato un ulteriore colpo al tessuto sociale italiano. Siamo consapevoli che il Reddito di Cittadinanza andava rivisto, ma lasciare circa 800mila famiglie senza l’unica risorsa di sostentamento è una misura davvero senza senso.
La politica sociale di Giorgia Meloni non si scosta da quella dei suoi predecessori, fino ad arrivare a Matteo Renzi che una settimana prima delle Elezioni Europee diede i famosi 80 Euro a tutti i lavoratori. Qui i tempi sono più lunghi, perché le Europee ci saranno il prossimo anno, e la misura del taglio del cuneo fiscale, diversamente da quanto asserito dalla Meloni, non è strutturale ma arriva fino al mese di dicembre.
Questo tipo di politica sociale piace ai falchi europei, alle cancellerie europee ed al sistema perché aiuta chi ha già un lavoro e dimentica gli ultimi. Praticamente i Governi negli ultimi anni hanno dichiarato guerra ai poveri. Questa è stata la fortuna prima del Movimento 5 Stelle e poi della stessa Giorgia Meloni. Ma oggi assistiamo alla stessa politica scellerata, che dimentica gli ultimi e da una mancia a chi ha una situazione più agiata. Senza dimenticare che nel Decreto Lavoro, con l’eliminazione di alcune detrazioni, si vanno a penalizzare anche le famiglie numerose, le stesse famiglie che fino a pochi giorni fa avevano detto di aiutare; ebbene ieri si è chiesto agli italiani di fare figli ma domani gli diranno che proprio perché hanno fatto figli saranno penalizzati.
Con quale coraggio un giovane oggi può pensare di mettere su famiglia? Con l’aumento del precariato, con la diminuzione delle detrazioni quale ragazzo può avventurarsi nel comprare casa, sposarsi e fare un figlio? Dove è finita la politica per la famiglia del centro destra? Si è arenata, forse, davanti all’aumento del periodo di contratti precari e alla reintroduzione dei voucher che serviranno per legalizzare la nuova schiavitù.
Da questa ricostruzione quasi apocalittica, si evince una sola idea. Quella che i poveri e i giovani si arrendano davanti a questo stato delle cose e non vadano più a votare, garantendo così a loro la possibilità di adagiarsi comodamente sulle poltrone di velluto del Parlamento italiano ed europeo, grazie al voto di quei pochi privilegiati che ieri ed oggi hanno usufruito delle mance a loro elargite.