di Luigi Cortese

Il Decreto Lavoro, del Governo Meloni, sembra essere figlio delle richieste delle aziende. Lo deduciamo dall’eliminazione del Reddito di cittadinanza e della stretta sui contratti a termine, anche se all’interno dello stesso troviamo altre misure che c’indurrebbero a credere a questo. Nel decreto e nel disegno di legge collegato, approvati il giorno della festa dei lavoratori, è presente anche lo “sconto” alle sanzioni per chi non versa i contributi, richiesta storica dell’attuale ministro del Lavoro, Marina Calderone, quanto era alla guida dell’ordine dei consulenti, con una lettera, all’allora Ministro Andrea Orlando, che non venne accolta come proposta.

I giornali economici nei giorni scorsi hanno titolato: “Fine delle maxi-sanzioni per l’omesso versamento delle ritenute”. Ma cosa prevede questa novità? La riduzione delle multe per i datori che non versano i contributi previdenziali sotto i 10 mila euro. Praticamente le sanzioni
sono previste da 10 a 50 mila euro. Storicamente le imprese si sono sempre lamentate delle cifre richieste dall’Inps, che in una circolare del 2016 aveva fissato in 16 mila euro la sanzione minima. Oggi, con il decreto Lavoro, sono diventate “da una volta e mezzo fino a quattro volte” l’importo non versato, quindi si percepisce che anche dal lato economico si ritrova un forte “sconto” per chi non versa gli oneri contributivi.

Il Governo ha motivato questa mossa parlando di “sconto” per le “piccole” imprese che non versano piccoli importi, ma purtroppo il messaggio che arriva a tutti è che è diventato più conveniente non versare i contributi. Quello che resta da capire è se la norma avrà una retroattività o meno. La relazione tecnica ricorda che la natura punitiva della sanzione amministrativa permette di equipararla a quella penale, e che quindi si può applicare retroattivamente anche ai casi pregressi, compresi quelli in cui l’Inps ha già notificato la diffida a pagare.

Nel triennio 2017-2019 l’INPS ha rilevato l’esistenza di un buco di 400 milioni di euro di contributi non versati, e secondo la relazione tecnica accompagnatoria del decreto lo “sconto” porterà le imprese a pagare e quindi ad una sostanziale diminuzione dell’esposizione dell’istituto. Questa linea è la stessa che il Governo mantiene sul fisco, avendo inserito nella manovra altri condoni fiscali, con forti sconti sulle sanzioni e, persino, depenalizzando i reati di omesso versamento di ritenute per più di 150mila Euro, 250mila Euro per l’IVA e per le indebite compensazioni oltre i 50mila Euro.

Alla luce di quanto detto il Decreto Lavoro, fortemente voluto da Giorgia Meloni ed il suo esecutivo, potrebbe liberamente essere chiamato Decreto Sconti. Questo Decreto ci porta a pensare che il centro destra abbia esaudito quanto desiderato da una parte sostanziale del suo elettorato di riferimento.

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