di Chris Baldelli

Tutti quanti noi abbiamo imparato a conoscere Gianluigi Paragone e il suo Italexit: battaglie per il sovranismo, per l’uscita dall’€uro, contro l’obbligo vaccinale, Green Pass ecc….progetto che nel corso di questi ultimi anni di pandemia, terrorismo mediatico e guerra sembrava poter rappresentare un numero importante di persone che si opponevano alla follia del grande reset, riuscendo non solo a mettersi di traverso contro un pensiero unico dominante ma anche a rappresentare un numero importante di resistenti che non si sono piegati e che avevano riposto fiducia in un movimento alternativo al mainstream.

Le cose però nel mondo del dissenso “presentabile”, quello dei progetti nuovi che devono chiudere con il passato, cominciano a puzzare già dal periodo delle proteste contro le chiusure e DPCM (ma questo è un altro discorso) fino ad arrivare al periodo di resistenza alla tessera verde e tutto ciò che ne occorreva: a partire dagli episodi di divisione che purtroppo, è giusto dirlo, hanno provato a frammentare le piazze. Tutto questo fino alle giornate post 9 Ottobre in cui non solo non viene espressa una sola parola di solidarietà nei confronti degli arrestati e di chi ha subito una violenza vergognosa da parte del sistema, ma bensì coglie la palla al balzo e comincia piano piano a frammentare il mondo della resistenza nazionale. C’è una lunga lista di pseudoribelli e di anticonformisti di facciata che hanno giocato al classico “dividi et impera”, l’arma migliore che i regimi nella storia hanno sempre usato per fare la guerra tra oppressi e oppressori, portando contemporaneamente acqua (e visibilità) al proprio mulino.

La ciliegina sulla torta (o la prova) arriva alle elezioni politiche del 2022, quando il movimento del dissenso si spacca in liste e listine disgregando l’unità: in cima a tutti troviamo proprio Paragone che evidentemente non è troppo interessato ad eventuali alleanze ma bensì a portare in alto principalmente il suo simbolo. La soglia del 3% sembra essere a portata di mano poiché Paragone è quello che viene invitato più di tutti in televisione, viene pubblicizzato a non finire, tutti i sondaggi sembrano essere a suo favore, riempie le sale durante i suoi eventi, e la maggior parte dei volti noti di quella che è stata la lotta anti Green Pass si candida con Italexit. Diciamoci la verità: con il vento che “soffiava a favore” tutti pensavano che Gianluigi Paragone avrebbe avuto un risultato più che positivo. Poi è arrivato il giorno della verità e il 25 Settembre nessun partito del dissenso – Italexit compreso – riesce ad ottenere l’esito sperato. Dopo questa fase inutile dire che il movimento di Paragone cessa di importanza beccandosi anche tutte le critiche dovute. Nello stesso dibattito pubblico sembra addirittura di essersi quasi dimenticati della sua esistenza, poiché il leader di Italexit non viene più invitato in alcune trasmissioni se non per qualche comparsata che con i temi legati alla resistenza nazionale non c’entrano praticamente nulla. Ma il buon Pierluigi avrà imparato dai suoi errori e dalle sue mancanze? Evidentemente no.

Come si legge da un articolo de “Il Foglio” del 4 Maggio scorso, sembra che i cosiddetti “dissidenti” di Italexit siano pronti a gironzolare dietro Fratelli d’Italia, gli stessi che in campagna elettorale avevano criticato. Fiumicino, Brescia, Massa e chissà in quanti altri comuni nelle liste del partito della Meloni ci saranno esponenti di Italexit. L’ultima alleanza in ordine di tempo è però abbastanza curiosa: l’europeista Stefano Bandecchi (già presidente della Ternana) candidato sindaco per la città di Terni con Alternativa Popolare, annuncia un matrimonio politico con Italexit che come si capisce già dal nome, porta degli ideali totalmente opposti. Il coordinatore umbro del movimento Federico Vecchiarelli, commenta così questa scelta: “L’unione con Bandecchi nasce dalla ricerca di un progetto fattibile per Terni. In lui e nel suo staff abbiamo riconosciuto la necessaria intelligenza politica”.

Arrivati a questo punto dobbiamo per forza commentare? Speriamo solo che tanti bravi ragazzi che hanno lottato e hanno resistito fino all’ultimo contro il fatalismo 2.0 si sveglino una volta per tutte e capiscano la differenza sostanziale tra chi è sempre stato coerente con le sue scelte e chi invece ha seguito il vento e le sue bandierine.

Share via
Copy link
Powered by Social Snap