di Luigi Cortese
Il Premier Giorgia Meloni, che con la riforma costituzionale aspira praticamente a diventare “neo-Regina repubblicana”, in un discorso a fine consultazioni ha dichiarato: “Le riforme costituzionali e l’autonomia fanno parte di un unico pacchetto”. Più che un monito all’opposizione queste parole sembrano essere dirette all’alleato di Governo Matteo Salvini, che da buon leghista spinge sull’acceleratore delle autonomie. La battaglia è ormai politica, il centro destra è entrato ufficialmente in campagna elettorale per le Europee del prossimo anno e a Salvini serve una riforma bandiera per recuperare terreno sul partito della Meloni che inizia a soffrire di qualche défaillance di voti.
Ma malumori si registrano anche internamente alla Lega con il Governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che al Fatto Quotidiano dichiara: “Per noi il premierato va benissimo, come il presidenzialismo”; andando a smentire il secco “no” salviniano all’elezione diretta del premier.
La lotta politica tra Meloni e Salvini si è ormai spostata nelle stanze del potere, con Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia e Presidente della 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali), che avrebbe stabilito 50 audizioni di esperti sul disegno di legge per le autonomie. Tradotto: il lavoro della commissione sembrerebbe così portato ad andare per le lunghe, con buona pace della Lega che spinge.
Insomma: nel disegno di “regno costituzionale d’Italia” di Giorgia Meloni iniziano ad esserci seri problemi, che non vengono dalla sinistra pronta a salire sull’Aventino (che per ora non desta alcuna preoccupazione), ma dalle aspirazioni elettorali di sua maestà Giorgia e dei suoi alleati di Governo. Oramai Giorgia si vede costretta a cercare alleati tra le fila di chi vorrebbe destituire il principe ereditario Matteo.