di Roberto Fiore

Laici e cattolici si sono sperticati in queste ultime settimane nel tentativo di dare soluzioni al problema demografico. L’ articolo più deludente è quello di Famiglia Cristiana, le cui tesi oggi non si discostano dalla paccottiglia liberal, responsabile prima del crollo della natalità.

Le idee poi emerse dagli “Stati generali” non possono incidere positivamente sullo stato demografico perché auspicano un aumento di nascite fino a 500mila l’ anno: cifra inferiore per 300mila unità ai decessi (800mila). Ricordo che Forza Nuova dal 1997 fa della questione demografica, uno dei cavalli di battaglia; il fatto che la classe politica di questo movimento abbia individuato già da tre decenni il problema fondamentale della società italiana attuale, dà invece idea della pochezza della classe politica al potere che lo ha invece ignorato.

Il primo elemento controverso ma essenziale da affrontare è la finalità del matrimonio. I figli trovano serenità e sicurezza all’intermo della famiglia che ne garantisce lo sviluppo corretto all’interno di una stabilità economica.
Stabilità ed equilibrio fanno della famiglia la struttura più piccola ma più forte di una comunità nazionale: una famiglia forte rende più solida la società e dà vita ad un popolo. Priorità e primo fine del matrimonio, quindi, è fare figli.

Da questo principio fondamentale segue una proposta politico-sociale: il reddito alle madri. Balladur, ex primo ministro francese, tirò fuori quest’idea in passato proponendo di creare un reddito per le madri scontrandosi così con la vecchia logica marxista-leninista, che voleva le donne in fabbrica e nei posti di lavoro come gli uomini. La proposta sollevò grande opposizione da sindacati, femministe e sinistra e fu ritirata: oggi si presenta come prima vera iniziativa di rilancio demografico. Il reddito alle madri non nega la possibilità e la volontà alla donna di lavorare, ma dà, a coloro che hanno figli, la libertà ed il tempo di poterli educare e farli crescere. La concezione tradizionale della famiglia vuole il padre ‘breadwinner’ e la madre centro della casa ed educatrice: su questo è fondata la Civiltà europea e Cristiana. Il reddito alle madri deve essere di almeno 800 euro al mese per il primo figlio, con l’aggiunta di 300 euro al mese per ogni figlio in più. Questi due punti, di cui nessuno ha parlato in queste ultime settimane, danno una nuova prospettiva all’Italia.

Va detto infine che il calo demografico degli ultimi 30-40 anni ha già ridotto enormemente il numero di donne che possono avere figli. E’ ovvio che se vent’anni fa non si sono fatti figli, le famiglie dei ventenni oggi che possono avere a loro volta dei bambini, sono la metà della metà di quelle di 20 anni fa. Pertanto è necessario che vi sia uno sforzo dello Stato italiano per far tornare in Italia parte di quei 70-80 milioni di italiani nel mondo, attirando i giovani che forse idealisticamente hanno sempre pensato a un ritorno nella Terra dove hanno vissuto i propri genitori o nonni: non hanno però nessun incentivo economico a farlo.

I nostri consolati nel mondo, dovrebbero aprire un bando per tutti gli italiani che vogliono rientrare. Solamente riacquisendo 3-400mila italiani all’anno per dieci anni, si potrebbe assistere ad un vero e proprio U-turn della situazione, incrementando quella base prolifica del 20-30% ogni anno per tornare, fra 10 anni, ad avere numeri differenti cioè 7-800mila nascite (ciò che vediamo in Francia). La situazione demografica può essere risolta rompendo gli schemi vigenti e liberali. Fino a pochi anni fa il clima culturale era contrario alle famiglie numerose, ma oggi sta cambiando. Noi non dobbiamo far altro che prenderne atto e spingere ulteriormente verso le giuste soluzioni.

Per concludere: l’Italia cambia solamente nel momento in cui i principi fondamentali che la formarono tornano a essere i principi vigenti. Finchè seguiremo la logica dei matrimoni omosessuali e delle politiche LGBT e soprattutto l’ egemonia culturale liberale imperniata sull’egoismo, l’Italia continuerà a invecchiare avviandosi lentamente e inesorabilmente verso la morte.

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