di Luigi Cortese (foto manifestazione contro la Nato nel 2022)

Decine di sigle e associazioni sarde si riuniranno domenica prossima in un’assemblea per organizzare un corteo il prossimo 2 giugno, festa della Repubblica, per dire no “all’occupazione militare della Sardegna”.

Secondo questi gruppi gli effetti “dell’occupazione” della Sardegna da parte della Nato sono ancor più evidenti dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Il mese di maggio è stato caratterizzato da un numero spropositato di esercitazioni Nato, dal poligono di Capo Teulada all’aeroporto di Alghero, fino ad arrivare alla notizia di pochi giorni fa che potrebbe essere proprio l’area militare di Decimomannu (Cagliari) ad ospitare l’addestramento dei piloti ucraini a cui presto l’Ue invierà i jet F-16.

Il coordinatore di questa manifestazione è il movimento A Foras – Contro l’occupazione militare della Sardegna, che fa da collante tra le diverse anime presenti.

Certamente il nome del movimento che coordina il tutto esplicita già l’idea, ma se ci fosse bisogno lo spiega un attivista del movimento, Pierluigi Caria, che al Fatto Quotidiano ha dichiarato: “Dagli anni 50 la Sardegna è relegata all’interno della Nato al ruolo di servizio per la guerra, qui sono sperimentate armi, siamo vittime dell’uranio impoverito. Tutto questo succede da anni, adesso si inserisce all’interno di un conflitto internazionale tra Nato e Russia”. Come possiamo ben capire il tema non è soltanto il pacifismo, ma anche di inquinamento di un paradiso come la Sardegna, e sempre al Fatto Quotidiano lo spiega Elena Argiolas, 27 anni, un altro dei volti del movimento: “C’è un problema enorme di inquinamento dei mari e dell’aria, di occupazione del suolo a fini militari, di intere aree sottratte alle città per farne caserme, depositi o poligoni”.

Il popolo sardo ha sempre lottato per il suo territorio, basta pensare alla rivolta di Portobello del 1969 quando migliaia di persone occuparono una vasta area ad Orgosolo, dove l’esercito aveva intenzione di costruire un nuovo poligono militare. Per questo motivo penso che il riscatto dell’Italia intera che chiede l’uscita del nostro paese dalla Nato, e l’abbandono della scellerata politica di aiuto incondizionato all’Ucraina, possa arrivare proprio dal popolo sardo.

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