di Chris Baldelli

Dopo la visita di Zelensky a Roma, in cui è stato accolto come se fosse un salvatore dell’umanità dalla stampa italiana (in maniera quasi grottesca), e la sua presenza online al G7 in Giappone, sembra ormai che la strada sia spianata verso una terza guerra mondiale: se pensiamo solo all’incontro con il Papa in cui mentre quest’ultimo parlava di pace, il presidente ucraino parlava di Vittoria a tutti i così…evidentemente non si sono capiti. E all’ultimo vertice giapponese in cui si è ribadita la volontà di continuare con questo “impeto” contro la Russa.

È anche vero però che se da una parte si è mossa la diplomazia cinese, dall’altra si sta muovendo quella del “continente nero” che è interessata – quanto la Cina – a far sì che questa guerra non si faccia.  Una delegazione di sei presidenti africani entro la metà di giugno incontrerà Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky per arrivare quanto meno ad un cessate il fuoco. Questa missione, nata in seno all’Unione Africana ed appoggiata anche dalle Nazioni Unite, è stata fortemente voluta dal presidente del Sud Africa Cyril Ramaphosa, con il sostegno di UL e USA. Ovviamente c’è in mezzo a tutto questo un percorso strategico da parte del Sud Africa, dopo che l’ambasciatore americano a Pretoria, Reuben Brigety, aveva accusato il Paese di fornire armi alla Russia poiché la nave russa “Lady R” avrebbe attraccato nel porto di Simon’s Town (vicino a Città del Capo) e avrebbe caricato armi e munizioni destinate verso Mosca.

Non scordiamoci tra l’altro che il Sud Africa è un membro fondatore dei BRICS e che ha rapporti diplomatici con la Russia fin dai tempi dell’URSS. Entro quest’estate è prevista una riunione dei BRICS a Johannesburg e dato che il Sud Africa è un membro della Corte Penale Internazionale è legalmente obbligato a prendere dei provvedimenti nei confronti di Putin in caso venisse condannato dal tribunale dell’Aja. Una situazione contorta in cui occorre destreggiarsi strategicamente per mantenere gli equilibri.

In un momento in cui l’Africa tutta, ricca di materie prime, risulta nevralgica. Quest’anno già decine e decine le visite degli Usa al continente africano, con tanto di vertice Usa-Africa a dicembre. Anche la Cina da tempo sta tessendo la sua tela diplomatica nel continente, mentre quella economica sembra già saldamente in mano al Dragone. Un braccio di ferro destinato a durare, fino a nuova pace.

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