di Gloria Callarelli (foto: Fahrenheit2022 e Soccorso Nazionale)
Prima dell’intervento dei volontari di Soccorso Nazionale, arrivare nel borgo di Seggio, a Civitella di Romagna, nella zona di Forlì, era praticamente impossibile. Non con mezzi convenzionali: le moto e qualche mezzo di lavoro tutt’al più riuscivano a transitare nelle vicinanze. Arrivare alle aziende agricole e alle case del Borgo, invece, significava superare sentieri di fango lunghi anche chilometri e percorribili esclusivamente a piedi. Le frane hanno tagliato la viabilità, sbarrando le strade. Una situazione fotocopia lungo la Riviera e in altre zone della Regione, lasciate per ultime. I volontari di Soccorso Nazionale sono riusciti, però, in queste ore ad aprire dei varchi, dando così un primo collegamento con la città. Una benedizione per gli abitanti e gli imprenditori del Borgo che possono così, se non altro, cercare di tornare a una sorta di normalità.
PRIMA DOPO
Impossibile stabilire ad oggi, se la situazione si assesterà nel prossimo periodo. Ci vorrà del tempo prima di stabilire la sicurezza dei luoghi. C’è chi qui ha tutta la sua vita: campi coltivati, frutteti di ciliegie e altre primizie che devono essere raccolte nel breve periodo per non perdere tutto. Come Paolo Cantoni che ci racconta: “Ho 50 ettari…ho da sempre la passione della frutta: albicocche, nettarine, ciliegie, susine. Ho verdure che vendo a chilometro zero. Non vedevo l’ora di iniziare quest’anno… e invece… Con cosa porto via la frutta? Do i trattamenti naturali e non posso portare via la frutta…se non li do la frutta va a male. Non ho più chi mi lavora oggi, chi veniva si è già trovato qualche altro impiego…troverò personale con questa situazione incerta? Se si ferma tutto ho buttato via oltre un anno di lavoro…C’è concorrenza con le grosse catene: per me in inverno è difficile, d’estate è il momento migliore per noi piccoli produttori. E’ stata una brutta esperienza, mai successo alla mia famiglia. Si sentivano dei boati la notte e anche il giorno…faceva un rumore il bosco che sembrava una guerra. E’ stato un trauma”.
C’è chi ha anche la legna da ardere da commerciare, ma ad oggi è tutto fermo. Poi ci sono gli allevamenti: gli animali che vanno portati al pascolo, nutriti, seguiti. Scorte alimentari per il bestiame ce ne sono ancora, anche se occorre centellinare il tutto, mentre i territori di pascolo oggi sono pericolosi per l’incolumità degli stessi animali. Infine è il carburante a mancare, e riuscire a vendere i prodotti, poi, è l’altro snodo. Lisa Paganelli, presidente del biodistretto Valle del Bidente, conferma: “Ripristinare l’impianto idrico sarà l’altro grande costo che dovremmo affrontare”.
Qui sulle colline sorge anche un agriturismo, l’Acero Rosso, dove il contatto con la natura rende preziosa la sosta tra trattamenti benessere ed enogastronomia. Ma, oggi, il futuro della struttura è particolarmente incerto, tagliato fuori com’è dalle vie di accesso. Ce lo dice Andrea, il proprietario: “La situazione ad oggi è tragica: non si sa quando potremmo riaprire, aspettiamo la fine dei lavori dei volontari e dei vigili del Fuoco. Ci siamo fatti coraggio tra di noi e siamo andati avanti. Si poteva prevenire? Sicuramente si poteva fare qualcosa prima nonostante l’eccezionalità dell’evento: la prevenzione con la pulizia dei fossi, ad esempio, doveva essere fatta ma come al solito si dice che mancano i fondi e siamo sempre in balìa del nulla. In futuro dobbiamo imparare da questo”.
INTERVISTA VIDEO A LISA PAGANELLI
IMMAGINI DEI LAVORI