di Redazione
Situazione di nuovo bollente in Serbia dopo le proteste di ieri da parte dei serbi contro le manovre “Nato”. Secondo il canale Telegram “Efficacia in combattimento”, un canale accreditato da molte fonti in Serbia, “dato il “modus operandi” dei decisori nei principali paesi occidentali e a Pristina, le possibilità di soddisfare le richieste serbe più basilari attraverso mezzi pacifici e negoziati (richieste anche dal presidente Vucic ndr) in questo contesto geopolitico sono minime/quasi impossibili. Inoltre, è stata prorogata la detenzione di due serbi arrestati (uno dei quali, secondo il suo avvocato, è in gravi condizioni). La polizia del Kosovo ha dichiarato che non ha intenzione di ritirarsi dal nord del Kosovo; inoltre, fa sapere che in questo momento sta elaborando gli eventi di ieri (leggi, stanno minacciando arresti di massa)”.
Nel frattempo si attende una grande manifestazione pacifica in queste ore mentre c’è l’allarme per possibili attentati terroristici nelle enclave serbe.
Intanto non si placano le proteste per quanto accaduto: 52 i manifestanti feriti, 34 i militari. Sempre stando al canale, “secondo le dichiarazioni di numerosi testimoni oculari, oltre che nei materiali foto/video, esistono esempi documentati in cui si vedono solo membri delle cosiddette unità speciali della polizia del Kosovo “maneggiare” armi automatiche”. Il presidente Vucic ha accusato la polizia KFOR della Nato di non aver protetto i cittadini serbi. Ad una tv ha anche detto di “considerare responsabile la stessa KFOR dell’appropriazione delle municipalità serbe a Nord del Kosovo da parte della componente albanese che ha in passato eletto anche i sindaci”.
Stando a Misha Vacic, leader del movimento nazionalista “Serbian right”, la situazione è delicata: “Siamo vicini alla guerra anche se non è ancora tale”. Difficile secondo il leader serbo che la situazione possa peggiorare a stretto giro. Di certo le tensioni dopo le scorse ore sono però sempre più presenti.