di Luigi Cortese
Inflection è una nuova “intelligenza artificiale” sviluppata da Suleyman e Hoffman, presidente di LinkedIn, che sembra capace di colloquiare ed essere empatico riuscendo a migliorare la conversazione uomo – macchina dando l’impressione così di parlare con un essere umano. Un sistema tanto avvenieristico che è riuscito ad impressionare persino Bill Gates.
Il magnate nelle scorse settimane si era detto deluso dall’intelligenza artificiale, per poi cambiare idea davanti a Inflection, e proprio in un evento organizzato da Goldman Sachs e SV Angel raccontando di un prossimo immaginario futuro in cui questa tecnologia sarà capace di modificare soprattutto il modo in cui facciamo ricerche online, sconvolgendo il business di realtà come Google e Amazon.
Se Bill Gates si interessa a questa tecnologia, vi è qualcosa che potrebbe permettergli di realizzare quel futuro dispotico, ed in mano alle macchine, che lui ed i suoi complici vorrebbero. Questo nuovo modello di intelligenza artificiale, se venisse confermata come empatica e colloquiale, potrebbe essere l’inizio di quello che fino ad oggi abbiamo visto nei film di Hollywood.
Che mondo sarebbe se le decisioni verrebbero lasciate alle macchine? Una macchina per quanto intelligente mancherebbe di empatia; si d’accordo questo chatbot dice di riuscire ad essere empatico ma l’empatia è una cosa che una macchina può solo simulare perché mancherebbe di emozioni e di sensazioni. Una macchina può “imparare” ad essere umana ma non può evidentemente mai diventare umana. L’essere umano non è fatto di circuiti, l’essere umano è fatto di terminazioni nervose che ci restituiscono impressioni e ci rendono coscienti, vivi, imprevedibili.
Il futuro senza uomo non è un futuro: un mondo guidato da un’intelligenza artificiale potrebbe essere curioso da immaginare, ma nella realtà sarebbe un vero inferno. L’essere umano non è perfetto, siamo tutti diversi ed è questo che ci rende unici. L’introduzione dell’intelligenza artificiale non è altro che l’ultima fase di quel progetto che è partito ormai da 50 anni, dove il sistema ha tentato di sostituirsi al Creatore e contemporaneamente ha tentato di appiattirci, di renderci tutti uguali eliminando le differenze, perché così ha eliminato il pensiero critico. Non siamo tutti uguali e questo è un assunto che oggi è diventato pericoloso, perché il sistema è pronto a sguinzagliare la psico-polizia per perseguitare chi si ostina a vedere delle differenze. E come possono farlo? Con le accuse di omofobia e di xenofobia, di estremismo, di bigottismo e perché è questo il loro gioco: accusare chi non si piega alla loro narrazione. Quindi pensare ad un domani dominato da poche persone che controllano questa tecnologia non dev’essere un pensiero liquidato con un semplice e dozzinale accezione “complottista”, ma bensì deve far scattare un allarme che ci deve far preoccupare. L’essere umano è una creazione perfetta, non lasciamo che la semplicità di affidare tutto ad una macchina ci porti all’estinzione.