di Andrea Nardi

Ancora una volta i Governi raccontano le più colossali frottole ai popoli: in questi giorni è in scena negli Stati Uniti un feroce dibattito sul tetto al debito pubblico, ossia sulla possibilità che il Congresso autorizzi l’Esecutivo a innalzare il limite di Buoni del Tesoro da emettere per finanziare la spesa pubblica (che lo Stato sovrano abbia bisogno di vendere obbligazioni ai privati – alle banche private – per ricevere in cambio denaro da spendere per i bisogni pubblici è già di per sé una menzogna), per la cui operazione occorre appunto un’autorizzazione speciale del Congresso secondo il Second Liberty Bond Act introdotto nel 1917.

In puro stile Monti-Fornero, i politici americani si stanno strappando le vesti chi all’idea di superare quel limite e permettere l’emissione di ulteriori bond, chi all’idea di non superarlo, preannunciando tragedie colossali sull’umanità: dai licenziamenti all’abbassamento delle pensioni, dalla privatizzazione e speculazione dei beni pubblici all’interruzione degli ammortizzatori sociali, dal crollo dei mercati agli attacchi finanziari dei “nemici” asiatici, dal fallimento dello Stato all’invasione di cavallette, ultracorpi, meteoriti e varie piaghe bibliche. Questo è il piagnisteo continuo intrapreso dal presidente Biden – da molti definito un burattino demente – e dai suoi accoliti, che prefigurano il prossimo fallimento degli Stati Uniti d’America.

Tutto ciò è molto ben illustrato in un due articoli apparsi su Megas Alexandros uno think tank a firma di Fabio Bonciani, intellettuale ed economista indipendente. Naturalmente tutta la stampa internazionale è andata dietro al coro funebre gridando all’imminente disastro, mentre le voci dissenzienti di studiosi, accademici e politici vengono tenute rigorosamente nascoste. Fino a che non si è fatto vivo il presidente Trump… che ha gridato «Il re è nudo!», smascherando l’ennesima menzogna truffaldina di Biden & C. Infatti, a differenza di quanto proclamato dai catastrofisti, l’innalzamento del tetto al debito pubblico non provoca alcuna catastrofe: tanto è vero che dagli anni Ottanta fu portato da 2 trilioni di dollari a oltre 16 trilioni, e dagli anni Sessanta a oggi è già stato rialzato più di ottanta volte. Dal 2012 il tetto fu innalzato spessissimo e il solo Trump lo superò tre volte per un totale di ottomila miliardi di deficit, Obama cinque volte, Clinton otto volte, e così via tutti i presidenti di turno, fino al 2021 in cui fu fissato dal Congresso a 31.400 miliardi di dollari: pronto per essere superato di nuovo.

Grazie a Dio Trump ha recentemente ripubblicato una sua intervista del 2016 in cui ammetteva una verità lapalissiana, cioè che gli Stati Uniti non potranno mai andare in default per il semplice motivo che hanno una moneta sovrana e la stampano creandola dal nulla. Da quando Nixon abolì la convertibilità oro/dollaro, lo Stato americano non avrà mai penuria di denaro dacché, quando ne ha bisogno, i dollari se li stampa e basta. Ossia, chiede alla Federal Reserve di creare crediti e moneta con un normale click su un computer facendoli apparire dal nulla. Bernanke, il direttore della Fed, lo ammise candidamente in una famosa seduta davanti alla commissione del Senato quando la deputata Occasio Cortez gli chiese dove avrebbe trovato le migliaia di miliardi occorrenti per salvare le banche dalla crisi del 2008, quante tasse sarebbero dovuto piovere sui cittadini e quanti tagli alle pensioni sarebbero occorsi: niente di tutto ciò – rispose Bernanke – perché i soldi sarebbero stati creati dal nulla con un click sul computer di un’agenzia della Fed.

Tutto ciò non è fantascienza, bensì fatti conclamati su come funziona il sistema. Ovviamente se il sistema è indipendente con una propria moneta sovrana. Discorso diverso ove lo Stato non abbia più una sua moneta sovrana fiat (cioè che si crea dal nulla) come i poveri Stati della UE, o che la continui a tenere convertibile in qualcosa d’altro di cui non abbia disponibilità infinita. Dire che uno Stato sovrano con la prerogativa di produrre denaro in regime di monopolio, come gli USA, non abbia più soldi è la più grossa fandonia propinata ai popoli. A differenza di tutti gli altri soggetti (i privati) che del denaro sono solo fruitori, lo Stato è l’unico produttore di denaro, ciò per legge, ossia per convenzione legale fra i suoi cittadini. Pertanto non ne sarà mai privo. Purtroppo gli Stati Uniti dal 23 dicembre 1913, anno di fondazione della Federal Reserve, hanno delegato la creazione del loro denaro alla propria banca centrale di azionariato privato, invece che a un istituto statale come dovrebbe essere, ma questo è un altro problema che non inficia il ragionamento che stiamo considerando ora.

Il sottoscritto spera d’aver spiegato questi concetti nel modo più chiaro possibile nel suo recente saggio Lo Stato senza tasse, Robin Edizioni, seguendo i dettami della Teoria Monetaria Moderna e che possiamo schematicamente riepilogare qui di seguito: Il denaro si crea dal nulla. La moneta è l’unità di misura del lavoro: si crea automaticamente nel momento in cui si offre lavoro perché è il valore del lavoro svolto. La moneta non può finire così come non possono finire i metri o i litri. Il denaro oggi è creato dal nulla dalle banche private invece che dagli Stati. Se lo Stato creasse da sé la propria moneta invece di farsela imprestare dalle banche private l’intera economia mondiale subirebbe un progresso epocale pari alla rivoluzione copernicana. Le tasse ai cittadini sono un furto e non servono a sovvenzionare la spesa pubblica: esse devono essere abolite.

Ma allora perché i dominanti si ostinano a raccontare queste tragiche bugie ai popoli? Non di certo perché non lo sappiano (benché molti politici siano effettivamente ignoranti in modo preoccupante riguardo ai concetti monetari). Creare panico emergenziale fra la gente permette ai dominanti di compiere indicibili speculazioni sui mercati, ma soprattutto consente di continuare quell’opera sistematica di smantellamento dello Stato sociale privatizzando tutti i comparti pubblici a danno dei cittadini: sanità, previdenza, istruzione, infrastrutture, beni e servizi, ecc.: tutte fonti di reddito che dallo Stato passeranno ai grandi oligopoli privati.

Inoltre, se la vulgata vuole che non vi siano più soldi, allora la gente accetterà di vedere i propri ospedali cadere a pezzi, i lavori pubblici fermi, le proprie pensioni ridotte, gli stipendi diminuiti, i licenziamenti, e così via. Infine, in questo modo i dominanti potranno richiedere innalzamenti di tasse ai cittadini, che sono il miglior modo per controllare e schiavizzare i popoli, quando invece sappiamo che le imposizioni fiscali nulla hanno a che fare con la spesa pubblica, come magistralmente insegna, per esempio, la professoressa Kelton, accademica americana.

La verità è che lo Stato deve spendere in deficit, senza alcun timore, almeno fino alla piena occupazione (concetto virtuale), dopo di che si creerebbe inflazione. L’esempio migliore è la Cina, passata in quarant’anni da quaranta milioni di morti per fame a essere la più grande potenza mondiale, e tutto ciò spendendo in deficit.

 

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