di Vincenzo Maida
L’ultimo femminicidio, quello di Giulia Tramontano e del bambino di sette mesi che portava in grembo, ad opera del suo convivente Alessandro Impagnatiello, ha scatenato un moto di indignazione sui social, nei talk show e in tutti i luoghi pubblici. E mentre nel novembre del 2022 il Senato ha approvato l’ennesima commissione di inchiesta, sul fenomeno del “femminicidio”, nessun opinion maker nei salotti televisivi e sui social ha accennato ad un aspetto connesso a questa e ad altre vicende criminali su cui bisognerebbe non solo riflettere ma anche assumere provvedimenti. Ci riferiamo al fenomeno che è stato classificato con l’acronimo SKG (Serial Killer Groupie o Serial Killers Groupies).
Esso si riferisce a tutte le quelle donne che scrivono in carcere, instaurano rapporti amicali, si fidanzano e a volte si sposano con spietati criminali. Il fenomeno opposto, cioè di uomini che scrivono a donne criminali è molto più contenuto, quasi irrilevante.
Chissà quante lettere di ammiratrici e proposte di fidanzamento riceverà nei prossimi mesi Alessandro Impagnatiello. Questo a dispetto della santificazione della donna e della criminalizzazione dell’uomo a cui abbiamo assistito in questi giorni. Se è un dato di fatto che è quasi sempre l’uomo ad uccidere, quanto a cattiveria e spietatezza d’animo, la realtà è molto più complessa. Diceva Nietzsche ad esempio: “l’uomo tema la donna, se odia: giacché in fondo all’anima l’uomo è malvagio, mentre la donna è cattiva.“
Ma per tornare al fenomeno del SKG, la cronaca in questi anni ci ha detto che tutti i più spietati criminali, da Parolisi ad Angelo Izzo, il mostro del Circeo, che sposò nel 2010 la giornalista Donatella Papi divorziando poi dopo solamente un anno, i due si erano conosciuti quando lui era già in carcere da tantissimo tempo, la giornalista ha sempre dichiarato la presunta innocenza del marito (sic!); da Pietro Maso a Renato Vallanzasca, a Raffaele Cutolo, per finire ad Antonio De Marco ( il ventitreenne studente di scienze infermieristiche, assassino di una coppia di fidanzati a Lecce), hanno ricevuto lettere di ammiratrici.
Questo fenomeno, che riguarda soprattutto le donne, solo di recente è stato incasellato in uno studio “psicologico”: John Money, psicosessuologo, ha coniato un termine per la parafilia di queste donne. Secondo lui soffrono di Ibristofilia, ovvero provano un’attrazione morbosa per chi ha inflitto violenza e dolore. Ma vi sarebbero anche altre ragioni a determinare l’attrazione per il male: il senso di forza che questi uomini esprimerebbero, la personalità dominante, la sindrome della crocerossina, etc. etc. E sicuramente per una donna che cerca il contatto con questi mostri dalle sembianze umane, chissà quante altre provano attrazione e ammirazione che poi non concretizzano in un gesto o in un’azione reale. Non è poi una novità che su certe donne “il bastardo” ha sempre esercitato più fascino del bravo ragazzo.
Il fenomeno è molto conosciuto e studiato negli Stati Uniti, ma è diffuso ovunque. Tant’è che in Danimarca hanno pensato bene di proporre una legge per cercare di frenarlo ed è stato deciso di vietare agli ergastolani di entrare in contatto con nuove persone. Una nuova legge prevede poi che i condannati potranno continuare ad avere scambi di lettere e a incontrare solamente uomini e donne che hanno conosciuto o prima di finire in galera o al massimo durante i primi dieci anni di prigionia. Il provvedimento vieta anche di scrivere post riguardanti la propria storia sui social media o discuterne in dei podcast, cose permesse fino a questo momento. Il ministro della giustizia danese ha affermato che i criminali carcerati “non dovrebbero essere in grado di usare le nostre prigioni come centri di incontri o piattaforme mediatiche per vantarsi dei loro crimini” aggiungendo poi che “abbiamo visto esempi disgustosi negli ultimi anni di prigionieri che hanno commesso crimini abominevoli contattando le donne per ottenere la loro simpatia e attenzione”.
In Italia è noto che a qualche criminale mafioso è stato persino consentito di accoppiarsi in carcere per concepire figli.
Il Parlamento anziché crogiolarsi in inutili commissioni di inchiesta, non sarebbe più opportuno se legiferasse in materia, tentando di contenere un fenomeno odioso su cui le donne dovrebbero interrogarsi?
Il governo Meloni ha approvato un decreto legge sul femminicidio che prevede pene più severe e tempi più stretti per i giudici; braccialetto elettronico, distanza di 500 metri, procedibilità d’ufficio senza querela di parte, etc. Neanche una parola sull’odioso fenomeno a cui abbiamo accennato e sulla possibilità di prevedere il fine pena mai per chi si macchia di un delitto così orrendo.
non vorrei passare per maschilista, lungi da me ma credo che le donne oggi dovrebbero scegliersi meglio i propri compagni e non subire gli ammaliamenti di certi individuiche di ammaliante od affascinante non hanno proprio nulla. NON AGGIUNGO ALTRO