di Luigi Cortese
La moglie di Julian Assange, Stella, ha reso noto che è stata emanata la sentenza della Hight Court del Regno Unito che rigetta l’istanza di ricorso presentata dai legali del fondatore di WikiLeaks.
La decisione, arrivata dopo ben nove mesi di attesa, senza alcuna udienza, è stata emessa dal giudice Jonathan Swift, famoso alle cronache per aver rigettato un appello di richiedenti asilo che rischiavano di essere deportati in Ruanda.
L’ironia della sorte ha voluto che la sentenza arrivasse proprio nella settimana in cui Donald Trump – la cui amministrazione ha incriminato Assange – fosse incriminato a sua volta proprio con la stessa legge. il brutale Espionage Act del 1917, per la gestione di una serie di documenti riservati durante la sua presidenza.
Assange, rinchiuso da oltre quattro anni nella prigione più dura del Regno Unito, ha seri problemi di salute, è in attesa di estradizione negli Stati Uniti, nonostante che in primo grado, dal Giudice Vanessa Baraitser, fosse stata negata per le sue precarie condizioni di salute mentali, e per il pericolo di suicidio. Sentenza ribaltata dopo che Washington avrebbe offerte garanzie diplomatiche sul trattamento nel carcere americano.
Situazione kafkiana se si pensa che durante il processo di primo grado era emerso un piano della CIA per l’uccisione o il rapimento del fondatore di WikiLeaks.
Proprio su quest’ultima questione è stata aperta un’inchiesta dai magistrati che oltre ad Assange riguarderebbe lo spionaggio nei confronti dei suoi avvocati, dei medici e dei giornalisti che lo avrebbero incontrato durante il suo soggiorno all’ambasciata. Secondo il quotidiano spagnolo El País la settimana scorsa è emerso che la polizia spagnola non aveva copiato alcuni file che contengono riferimenti alla Cia. Errore o intervento di qualche lunga mano?