di Luigi Cortese (foto Facebook)
L’impero di 25 miliardi di dollari della Soros Open Society Foundation è pronto a passare dalla guida del capostipite George Soros a quella di Alexander Soros, figlio 37enne del finanziere.
Laureato in storia, Alexander non è certo uno sprovveduto: ad oggi è l’unico membro della famiglia a ricoprire cariche all’interno della Soros Fond Management, la cassaforte della famiglia Soros. Con la notizia del cambio di guida al vertice della maggiore fondazione di “filantropia” mondiale i media si sono sbizzariti. Ma c’è poco da sbizzarrirsi: Alexander segue pedestremente gli insegnamenti del padre George, ed è pronto a continuare l’impegno della fondazione di famiglia in attività a favore dell’aborto, dei diritti delle persone LGBTQ+, delle transizioni ecologiche e contro le politiche sovraniste. Infatti il giovane Soros si è detto preoccupato del ritorno in politica di Donald Trump, fattore che porterà, secondo lui, la fondazione ad assumere un ruolo finanziario significativo nella corsa presidenziale del 2024.
Alexander Soros, che si ritiene “più politico del padre“, negli scorsi mesi ha incontrato i funzionari dell’amministrazione Biden, ma soprattutto ha incontrato il presidente del Brasile Luiz Inàcio Lula da Silva e il primo ministro del Canada Justin Trudeau. Politici pronti a difendere le attività principali della fondazione.
Il cambio al vertice non è altro che la palese dimostrazione che “tutto cambia per non cambiare nulla“: il giovane Soros è stato allevato per portare avanti gli interessi del padre e dei suoi amici. Sarà l’espressione visibile, e più fresca, del nuovo (vecchio) solito Deep State.