di Roberto Fiore

Per capire le motivazioni che portarono all’operazione “Bangla tour” bisogna andare indietro nel tempo e scoprire che, negli oltre 25 anni di vita, Forza Nuova ha dovuto affrontare numerosissime montature giudiziarie e giornalistiche che si sono rivelate tali solo con il tempo. I media che con solerzia attaccano e calunniano, creando un clima di paura attorno al movimento, tacciono quando poi arrivano le sentenze.

Non è solo il caso del “Bangla tour” ad esempio, ma di tante aggressioni mediatiche e di due tentativi di origine giudiziaria di sciogliere Forza Nuova: uno a Castrovillari a fine anni Novanta, l’altro a Modena poco tempo dopo. A Castrovillari dal Tribunale per il rinvio a Giudizio, a Modena dal pm stesso che aveva iniziato l’indagine.

Quello del “Bangla tour” è un qualcosa di ancor più importante in quanto gli inquirenti escono dal mero attacco ideologico, gettando la spugna su un processo di scioglimento che diviene tecnicamente improponibile e politicamente impopolare. Negli otto punti del movimento, infatti, non si possono ravvisare elementi che possono portare al reato di ricostruzione di un Partito Fascista, né il modus operandi di Forza Nuova è imputabile perchè non ricorre mai alla violenza come metodo di lotta politica e si presenta costantemente alle competizioni elettorali.

Ma con il “Bangla tour”, dicevamo, ha luogo un’operazione ancora più ardita. “Grazie” alle “indagini” della giornalista di Repubblica Federica d’Angeli viene costruito un castello mediatico volto all’incriminazione di Forza Nuova per una presunta serie di gravi e costanti atti di violenza che sarebbero stati commessi nel 2013 nei confronti di cittadini del Bangladesh. La tesi accusatoria racconta che i giovani di FN uscivano dalle sedi, colpivano immigrati del Bangladesh e li ferivano in modo tale da mandarli in ospedale. Tutto totalmente falso e non avvalorato da nessuna testimonianza. Nel frattempo un gruppo di carabinieri del Ros inizia ad interessarsi dell’indagine. In mancanza di prove si mette a cercare il pelo nell’uovo laddove però nemmeno il pelo esiste. Così nei registri degli ospedali romani risultano aggrediti 98 fra bangladini e indiani: i carabinieri interrogano tutte le vittime e chiedono loro se per caso non siano state vittime di attacchi di Forza Nuova. Nessuno di loro, però, accusa i militanti forzanovisti. Vi sono poi altri episodi dove si configurano aggressioni violente, ma manca sempre la denuncia della persona aggredita.

Nonostante questo gli stessi PM arrivano a formulare un’accusa al movimento che porta ad una serie di perquisizioni e ad imputazioni: decisioni che inevitabilmente bloccano la giovane leadership di FN che aveva contrastato negli anni precedenti l’antifascismo di piazza romano. Giovani dirigenti come Costantini e Di Cosimo vengono così bloccati assieme ad una decina di giovani. Contro di loro verranno formulate accuse con pene dai 4 agli 8 anni: si cerca in questo modo di spazzare via un’importante generazione politica che aveva già portato Forza Nuova, dagli anni 2005 al 2013, ad essere un punto di riferimento politico-attivista per la gioventù romana.

Nell’incedere dell’inchiesta vengono pubblicati sui “Banglatour” fiumi di inchiostro, ma, oggi, quando la seconda sezione del Tribunale di Roma assolve in queste ore tutti i giovani incriminati per non aver commesso il fatto, nessun giornale pubblica la notizia. L’attacco politico aveva già fatto il suo corso.

Questo è un vecchio vizio della stampa di Regime che deve essere oggi affrontato, nell’ ambito di una seria e strutturata lotta al Deep State, il quale, attraverso le gestione dei media, controlla l’informazione, devia il corso della Verità, distrugge i suoi oppositori e mantiene nelle mani corrotte del potere la sorte del popolo.

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