di Luigi Cortese
La questione Kosovo – Serbia è un macigno che pesa sulla diplomazia europea. L’Unione Europea sembra essere arrivata sul punto di perdere la pazienza con entrambe le forze in campo.
Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentate dell’UE, ha consegnato un monito sia a Pristina che a Belgrado: “A causa dell’escalation recente nel Nord del Kosovo, che ha portato al ferimento di 30 soldati della missione Nato In Kosovo (Kfor), l’Ue e gli Stati membri hanno affermato all’unanimità che si aspettano che Kosovo e Serbia riducano le tensioni attuali. Abbiamo chiarito che in assenza di una immediata de-escalation, ci saranno conseguenze negative per le nostre relazioni. Negli ultimi giorni ci sono stati intensi contatti tra l’Ue, i nostri alleati e i partner di entrambe le parti per cercare una soluzione al punto morto nel Kosovo. L’escalation di ieri (martedì, ndr) nelle municipalità a maggioranza serba dimostra che l’escalation è ancora in corso”. “Ripristinare la calma nel nord del Kosovo” con queste parole Stano ha voluto ribadire la posizione dell’UE.
Ma non sembra che le parole di Stano, e dell’UE, abbiano avuto alcun risultato. Nei giorni scorsi ci sono stati altri “incidenti” tra la polizia kosovara e i manifestanti serbi. La situazione è peggiorata martedì sera, quanto è stato arrestato Milun Milenkovic, allenatore di kickboxing, accusato di essere tra i responsabili degli scontri del 29 maggio scorso. Altro segnale preoccupante è che l’Albania, storica sostenitrice della causa kosovara, si sia stancata di Albin Kurti, primo ministro del Kosovo, e proprio per questo motivo il Premier albanese, Edi Rama, avrebbe cancellato la sua partecipazione ad una seduta congiunta dei due governi.
La situazione più preoccupante è però l’arresto di tre agenti di frontiera kosovari: sembra che le forze serbe abbiano arrestato questi tre agenti dopo che gli stessi hanno oltrepassato il confine. Il Governo di Pristina ha bollato la questione come un tentativo di vendetta per l’arresto di Milenkovic, affermando che l’arresto è in realtà un rapimento avvenuto in territorio kosovaro.
I balcani sono una polveriera nel cuore dell’Europa, a due passi dall’Italia. Dove ad oggi si trovano truppe Nato ed Europee. Questo potrebbe essere un nuovo teatro bellico, visto che il Kosovo, autodichiaratosi indipendente, continua ad usare la mano forte contro le popolazioni serbe che si trovano nel nord del territorio reclamato da Pristina.
La diplomazia anche in questo caso, come già visto in Ucraina, senza reale volontà di fermare l’escalation, non serve a nulla.