di Simone D’Aurelio
Negli anni 60, il grande Sabino Acquaviva (sociologo e docente universitario) diede vita a un’importante saggio denominato “L’eclissi del sacro nella società industriale”; un libro di grande spessore che ha conosciute diverse ristampe e una pubblicazione anche in molti stati europei. Dopo la sua stupenda analisi sul problema di una società sempre meno religiosa, il pensatore apre a un grande interrogativo: ovvero se il sacro può essere stato “nascosto” e parzialmente assorbito dal profano, in attesa di riprendere piede.
Seppure Acquaviva pone solo domande dopo aver evidenziato il processo in corso, possiamo dire che la sua questione però sembra inserirsi de facto nel nostro presente, e nella nostra società. Basta infatti guardare come come l’Europa teofobica e materialista, in realtà nasconde il mito, il sacro e il religioso all’interno della sua weltanschaunng, e tutto questo perchè in fondo, come aveva analizzato Eliade (e in parte anche Bergson), l’esperienza religiosa rimane qualcosa che è parte costituente dell’essere umano, qualcosa di inscritto in lui.
Oggi è lampante, e nonostante abbiamo degli Stati con un’ateismo militante e più o meno dichiarato, che vogliono rilegare la religione ad ancella dello stato; possiamo vedere una riproposizione del religioso, del mito, del superamento dei limiti nella cultura contemporanea. Qualche piccolo esempio è possibile guardando ad esempio il banchetto di moto o di auto, ove le sacerdotesse del tempio diventano le promoter; gli acquirenti, (fedeli adoratori), si recano presso il luogo di culto dedicato, con i pontefici (venditori), che assumono la parte di rivelatori dell’oggetto messianico, accolto con luci, colori, e parole chiave (slogan). Anche il mondo dei fumetti è permeato nel trascendente: Superman ha molto a che fare con il mito e con il religioso, si può infatti vedere come Clark Kent rappresenta da un lato il timido e impacciato uomo secolarizzato, rinchiuso all’interno della quotidianità logorante e alienante, mentre dall’altro è anche un’eroe in grado di superare tutti i limiti umani, dando vita alle nostalgie dell’uomo moderno divorato dal nichilismo e dalla routine.
Ma cosa dire del mondo Apple? I dispositivi Apple non sono – forse – un modernissimo status symbol? Steve Jobs non incarna la figura messianica della nuova civilizzazione digitale? Quest’ultimo abilissimo nell’applicare la strategia dell’illusionista a se stesso, è riuscito a costruire l’immagine dell’uomo umile, vegetariano, buddista e un po’ filosofo che il mercato richiedeva: un guru che si fa da solo, che lotta contro i potenti […] Gli acquirenti del suo iphone vengono etichettati quali <<Zombie>> […] Non a caso, Jobs affermò che la vita monastica e il lavoro alla Apple si assomigliavano tantissimo” (2).
Il mondo culturale però non è il solo toccato in maniera latente da tutto questo, possiamo pensare infatti anche alla politica: il marxismo in fondo oltre a essere un’utopia, è anche una religione. Si pensi alla sua profezia principale dove a ognuno sarà dato secondo i suoi bisogni di natura puramente evangelica (interpretando in modo errato il concetto di proprietà), il suo popolo eletto anzichè quello ebreo è il proletariato, mentre si predice ogni male e ogni sciagura contro il mondo borghese rappresentato dal male sulla terra. In fondo tutto il marxismo è dettato da una visione orizzontale del mondo e dell’uomo: da quella sua concezione squisitamente economica, dove vi è la promessa (totalmente vana) di ottenere tramite il profeta Marx il regno dei cieli sulla terra. Ma proprio il mondo per Marx in realtà è divino, è l’unico essere e l’Essere Necessario, anche se non viene detto spesso, Marx afferma senza mezzi termini l’autosufficienza ontologica della natura e del mondo (1). Su una promessa utopistica, e di natura religiosa, milioni di uomini hanno aderito al marxismo.
Se il mito e il religioso si permea nel consumatore moderno, o nella moderna politica, anche gli ultimi anni sono stati contrassegnati da promesse in parte religiose ove i fedeli dovevano “credere nella scienza”, quella di Burioni e di Bassetti logicamente, dove si prometteva di essere in grado di dare tutte le risposte sul nostro vivere e sulla nostra salute.
Ma se il mondo moderno nega il suo essere religioso, pensiamo alle molteplici prove iniziatiche, che ci sono e ai rituali che fanno parte del mondo dello sport, o dei club americani, o delle sette, o addirittura delle massonerie; si pensi anche ai riti diffusi durante l’acquisto di case, durante i cambi di casa, e durante i festeggiamenti per il nuovo anno, ma anche la psicanalisi tocca in parte il mito, dove il paziente torna indietro al tempo primordiale, incontaminato, per poi lottare contro i suoi traumi. Il tempo ideale, e dell’escatologia, è contrassegnato inoltre in modo forte negli ambienti culturali della sinistra postmoderna ancora oggi, che si basa in parte sulla canzone di John Lennon, dove si profetizza di arrivare a un’universalismo cosmico basato sulla promessa che la cancel culture, il woke, e il mondo fluido porti a redimere ogni uomo e si arrivi a una felicità universale, nonchè a un’uguaglianza perfetta.
Il mondo di oggi è più religioso di quanto si pensi: si richiede una fede, si postulano delle promesse e si predica determinate verità assolute. Dopo la metafisica della materia, il mondo della sinistra si affida a nuove promesse quali quella del mito del progresso e della tecnologia, della fiducia nella “dea ragione” (ritrovando le vane promesse dell’illuminismo) che arriverà a conquistare ogni cosa. Ma non c’è solo questo: la sostituzione delle feste religiose, dei giorni sacri, è controbilanciata dall’introduzione di giorni profani che sono anche loro oltre la storia, ecco perchè si arriva a festeggiare il 25 aprile e si propone tutti i giorni un’eterna “resistenza”, ove il tempo cosmico si attualizza di continuo.
In fondo però l’anima del capitalismo e del neoliberismo è per davvero un’anima religiosa e mitica: “Si offre la possibilità di <<realizzarsi>> in qualunque modo, possibilità però radicalmente adulterata dal fatto che non corrisponde a bisogni reali, ma nasce da una concezione mercantile che di fronte a bisogni reali propone delle soddisfazioni surrettizie, che servono unicamente a convincere le persone ad alzarsi tutte le mattine ed andare a lavorare. Il neo-capitalismo attuale, in pratica, lascia creare all’individuo un mito personale, tramite immagini e valori falsificati” (3).
- Si veda Claude Tresmontant, Le idee fondamentali della metafisica cristiana, Morcelliana, 1963, pag. 111-143
- Riccardo Tennenini, Schiavi Digitali, Passaggio al Bosco, 2019, pag 68-69
- I quaderni di Avallon, Essere oltre il benessere, Il cerchio, 1987, pag 68