di Mattia Taricco
Negli ultimi anni stiamo assistendo a un costante aumento dei costi associati all’utilizzo dell’automobile. Ovunque la si guardi la questione pare chiara: mantenere un’automobile sta diventando, a 360 gradi, sempre più esoso. Il concetto di auto del popolo a breve sarà solo un lontano ricordo e i cittadini saranno costretti fattivamente a usare i mezzi pubblici per spostarsi: solamente pochi privilegiati, i più ricchi come sempre, potranno permettersi un auto privata.
Uno dei fattori principali che contribuisce all’aumento dei costi della viabilità è rappresentato dai prezzi in costante ascesa dei carburanti. Il costo della benzina e del diesel è salito in modo significativo negli ultimi anni, incidendo pesantemente sul bilancio familiare. Questa tendenza è alimentata da molteplici fattori: tra cui l’instabilità geopolitica , l’aumento della domanda globale e la conseguente speculazione delle multinazionali per poter guadagnare sempre di più. Nessun governo occidentale, o quantomeno europeo, prende seri provvedimenti a riguardo.
In molti Paesi, le tariffe stradali e i pedaggi autostradali sono aumentati considerevolmente, a volte in modo esponenziale. Queste tasse, nate ufficialmente per poter aggiustare le strade e fare manutenzione, un po’ come anche il bollo sul possesso dell’auto, spesso vengono destinate altrove, nelle tasche di privati, come la tragedia del ponte Morandi di qualche anno fa ha purtroppo dimostrato. Questo si traduce in un ulteriore aggravio finanziario per i conducenti, che si vedono costretti a pagare sempre più per l’uso delle infrastrutture stradali.
La diminuzione dei parcheggi gratuiti o a basso costo è un altro fattore che rende l’utilizzo dell’automobile sempre più oneroso. In molte città, i parcheggi gratuiti sono stati ridotti o addirittura eliminati. Questo obbliga i conducenti senza garage a cercare parcheggi a pagamento, che possono rappresentare una spesa significativa nel lungo periodo.
Le tasse e le imposte automobilistiche sono un altro aspetto che incide sui costi della viabilità. Alcuni governi hanno introdotto nuove imposte per i veicoli più inquinanti o hanno aumentato quelle esistenti. L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre l’inquinamento atmosferico e promuovere una mobilità più sostenibile, ma scopriamo che, pagando di più, magicamente l’auto non inquina, le scatole nere per le ZTL nelle grandi città ne sono un esempio. Per chi non ne fosse a conoscenza i cittadini che non possono permettersi un auto con nuove normative antinquinamento, un euro 5, appena fuorilegge per esempio, possono acquistare una scatola nera che registra i km e pagare una tangente su quei kilometri percorsi nei centri urbani sotto ZTL: più paghi, più puoi circolare.
Se aggiungiamo al calderone anche il fatto che le multe sono sempre più salate e a volte simili a estorsioni legalizzate, chiudiamo degnamente il cerchio. A tal proposito si consiglia la lettura di un precedente articolo sugli autovelox, qui il link.
Come si tradurrà nei fatti questa tendenza, che non accenna a diminuire, nei prossimi anni? Semplicemente un cittadino se vorrà circolare senza subire uno strozzinaggio che andrà a pesare troppo sulle proprie tasche, dovrà acquistare un auto elettrica o ibrida, se non può/potrà permettersela userà i mezzi pubblici, unica via per poter sopravvivere. Gli anni in cui un operaio poteva permettersi un auto nuova senza troppo indebitarsi saranno solamente un lontano ricordo.
Quella che si può definire a pieno titolo una “dittatura ecologica”, gioca ovviamente su molteplici altri fattori. Per esempio le tasse sull’inquinamento domestico saranno sicuramente rimodulate in questa chiave, e i cittadini saranno controllati nelle loro attività quotidiane, magari attraverso un “green pass”, concetto orwelliano che abbiamo purtroppo già testato sulla nostra pelle. Per concludere mi preme sottolineare l’ipocrisia di fondo che si cela dietro la maschera dell’ecologia a tutti i costi: il fatto che anche se l’Europa smettesse completamente di inquinare o produrre emissioni di CO2 non cambierebbe assolutamente nulla a livello globale. Una sola catena di fabbriche cinesi inquina quanto una nazione intera come il Belgio. In India i rifiuti tossici delle produzioni industriali vengono gettati nei fiumi e la plastica in mare. Fonti di energia come il carbone vengono ampiamente usate nel terzo mondo e nessuno si preoccupa.
Perché dunque dobbiamo sacrificarci noi se gli Stati che sono maggiormente responsabili a livello globale dell’inquinamento se ne strafregano? Evidentemente ci sono ben altri interessi celati dietro questa maschera, come sempre politicamente corretta ed ipocrita.