di Luigi Cortese

Parte da Padova l’iniziativa da parte dei Pubblici Ministeri che hanno notificato alle “famiglie” di 33 bambini l’illegittimità dei riconoscimenti all’anagrafe delle famiglie omogenitoriali.

La registrazione di questi atti di nascita partì dal 2017, quando il sindaco di centro sinistra, Sergio Giordani, decise che in Italia avevamo un “vuoto normativo”, iniziando, lui, una battaglia civile per il riconoscimento dei “figli” di coppie LGBTQ.

Dopo 6 anni un gruppo di PM, coordinati dal procuratore Valeria Sanzari, impugna quanto fatto fino ad oggi. L’atto della procura di basa sulla convinzione degli stessi: gli atti vanno contro la giurisprudenza della Corte di Cassazione.

Il caso più particolare è quello di un bambino di 6 anni, “figlio” di due donne che, dopo essersi sposate all’estero, avevano ottenuto il riconoscimento di genitorialità in Italia. La procura in questo caso ha chiesto al tribunale la cancellazione del cognome della madre non biologica e l’annullamento dell’atto anagrafico.

La risposta del sindaco Giordani non si è fatta attendere: “Sono sereno e convinto delle scelte fatte. È un atto di responsabilità verso questi piccoli, perché non accetto il pensiero che ci siano bambini discriminati fin da subito e appena nascono nei loro fondamentali diritti. Lo abbiamo sempre tempestivamente comunicato alla procura dopo ogni atto senza avere mai controdeduzioni. Ci sono momenti nei quali un sindaco è da solo con la sua coscienza e la Costituzione, e deve decidere nell’interesse primario di chi ha davanti. C’è un vuoto legislativo gravissimo rispetto al quale il Parlamento dovrebbe legiferare, ma finora non lo ha fatto”.

Finalmente registriamo atti concreti contro quello che appare a tutti gli effetti un abuso di potere di chi vuole imporre una normalità che non esiste. Il sindaco Giordani invece di indignarsi per quello che la procura ha deciso di fare, farebbe meglio a fare mea culpa: questi 33 bambini, infatti, adesso subiranno un trauma anche a causa della sua, esecrabile, condotta.

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