di Luigi Cortese

Manca circa un anno alle presidenziali americane e arriva la prima batosta per il presidente uscente. Il figlio Hunter Biden ha ammesso di aver frodato il fisco americano, ma all’orizzonte si intravedono nuovi guai per degli affari poco chiari con Kiev e Pechino.

L’avvocato di Hunter Biden ha dichiarato che il suo cliente per “risolvere” l’indagine penale a suo carico, presso la procura federale del Delware, avrebbe ammesso ben due frodi fiscali, il mancato pagamento dell’imposta federale sul reddito e avrebbe anche stretto un accordo con gli inquirenti per un’accusa di possesso illecito di armi da fuoco. Questa è la situazione aggiornata del figlio di Joe Biden, situazione che potrebbe pesare sulla campagna elettorale presidenziale.

Il commento di Trump non si è fatto attendere, ed è arrivato tramite il suo account sul suo social Truth: “Oh! Il corrotto Dipartimento di Giustizia di Biden ha appena dato un colpo di spugna a centinaia di anni di responsabilità penale, dando a Hunter Biden una semplice ‘multa’. Il nostro sistema è marcio”. A fargli da eco anche il deputato repubblicano, James Comer, che ha criticato il Dipartimento di Giustizia per l’eccessiva indulgenza verso il figlio del presidente. A maggio scorso il funzionario dell’Agenzia delle entrate americana, Gary Shapley, aveva denunciato le interferenze proprio sull’inchiesta su Hunter da parte del Dipartimento di Giustizia: rilevando che l’obiettivo sarebbe stato quello di rallentare l’indagine contro il figlio del presidente.

La lotta dei repubblicani su questa inchiesta è partita già da alcune settimane: sembra che si stiano concentrando su un documento nelle mani dell’Fbi, secondo cui Joe e Hunter avrebbero ricevuto 5 milioni di dollari a testa dal fondatore della società ucraina Burisma, Myko – la Zlochevsky, per ottenere il licenziamento dell’allora procuratore generale ucraino, Viktor Shokin, che aveva indagato sulla stessa Burisma per corruzione. All’epoca dei fatti Joe Biden, che era vice-presidente degli Stati Uniti, effettuò pressioni sull’allora presidente ucraino, Petro Poroshenko, che portarono alla rimozione, a marzo 2016, di Shokin.

Questa situazione non fa altro che gettare altro discredito sui Biden, azzoppando significativamente l’attuale presidente americano, ricandidatosi in aprile alla Casa Bianca. A peggiorare le cose per la famiglia presidenziale potrebbe essere l’eventuale decisione della commissione Sorveglianza della Camera di chiamare a deporre Devon Archer: ex stretto socio di Hunter che, qualora testimoniasse, potrebbe rivelare vari segreti sui suoi controversi affari internazionali. Joe Biden, che è già politicamente debole e fortemente impopolare, potrebbe vedere presto compromesse le sue chances di rielezione. Resta da sciogliere il nodo del candidato repubblicano, assisteremo al ritorno di Trump nello studio ovale?

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