di Bruno Giovanni Maina

Arocatus melanocephalus: questo il nome scientifico della “cimice dell’olmo”: questo insetto prende il suo nome dal fatto che popola questo albero nutrendosi dei suoi semi.
E’ un problema che, visto il caldo ormai alle porte, anche quest’anno rischia di riproporsi a Torino, nelle zone limitrofe a viali alberati, come via Giuria, corso Dante, via Bologna, lungo Po, corso Trapani (tanto per citare alcune zone cittadine colpite da questo fenomeno).

Il problema delle cimici degli olmi, insettini neri e rossi, è tutt’altro che di poco conto per i residenti che vivono in questi spazi cittadini, visti i disagi che provocano.
«È praticamente impossibile aprire le finestre», «ho le tende e i balconi pieni», «siamo esasperati». Questo lo sfogo, raccolto lo scorso anno, da alcuni degli abitanti delle zone prese di mira.

Questo fenomeno si ripropone con frequenza negli ultimi anni, nel periodo tardo primaverile o di inizio estate. Presente in generale in tutta Italia, con maggiore o minore concentrazione, e più in generale nell’Europa centro-meridionale, se ne segnala la presenza anche nell’Asia Sud-occidentale.

Le risposte che sono arrivate nei mesi scorsi dall’amministrazione comunale non sembrano sufficienti a scongiurare il ripetersi di quella che, per gli abitanti di queste zone della città, è una vera piaga.
Perché, se è vero che l’insetto è innocuo, il vero problema, come detto, sta nel numero di cimici che si concentrano in questi posti e che invadono le abitazioni, i balconi, i terrazzi.
I rimedi proposti ai cittadini sono fai da te: installare zanzariere e fare uso di insetticidi ad uso domestico a bassa tossicità; ma noi crediamo che il problema andrebbe affrontato in tempo ed alla radice e risolto in modo definitivo

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