di Luigi Cortese

La Nato ha scelto Torino, precisamente la nascente cittadella dell’Aerospazio di Corso Marche, per installare uno dei suoi acceleratori per il progetto Diana. Il Progetto Diana prevede 5 sedi, oltre Torino ci saranno quindi Tallin, Copenaghen, Seattle e Boston.

L’idea di Torino non è nuova: sono mesi che si parla dell’installazione dell’acceleratore del Progetro Diana alle OGR, ma ora sembra essersi deciso per la nascente Cittadella dell’Aerospazio. A confermarlo è anche Fulvia Quagliotti, il presidente del Distretto Aerospaziale Piemonte: “ll centro Diana è uno dei due progetti della Cittadella destinato a partire a Novembre quando posizioneremo la prima pietra dell’insediamento di corso Marche, dove, ricordo, troverà spazio anche la sede di Esa Bic”.

Ma cosa è il Progetto Diana? Si tratta di un enorme progetto dove l’Alleanza Atlantica vuole finanziare lo sviluppo di “tecnologie emergenti e dirompenti” destinate a cambiare sia la società che la difesa. Per riuscirci stanno puntando alla costruzione di una rete di acceleratori, ognuno dedicato a un settore, incaricati di sviluppare e far crescere le imprese innovative. Su Torino l’Alleanza Atlantica sembra aver puntato su “resilienza energetica”, sorveglianza e condivisione sicura delle informazioni. Su questi temi dovranno puntare i progetti che vorranno candidarsi come start-up.

Questa sarà l’ennesima struttura militare straniera su territorio nazionale, che nascerà in un centro dove saranno presenti anche “aziende” ritenute strategiche per il settore difesa. Come si può accettare che la Nato possa investire in start-up italiane, sottraendo magari tecnologia che potrebbe essere utile al settore difesa nazionale? Perché invece di inginocchiarsi ancora una volta agli yankee non sfruttiamo a nostro favore le start-up nazionali? La Nato non ha ragione di esistere oggi e ci sta portando dritti verso la terza guerra mondiale. E i nostri governanti che fanno?

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