di Cris Baldelli
Siamo dunque a Giugno, mese del Pride e delle sciocchezze in asterisco. Ogni anno, in maniera anche abbastanza stucchevole, assistiamo a come tutto si tinga di arcobaleno: dai profili social, agli hashtag, alle vetrine dei negozi, fino ai simboli delle multinazionali. Ed è proprio di queste ultime che vorremmo parlare perché, se da un lato c’è chi si sente alternativo al sistema indossando il perizoma e ballando in un carnevale ridicolo, urlando a favore delle volgarità e delle perversioni, c’è anche chi tutto questo lo foraggia e lo fa anche parecchio bene.
Perché dopo partiti e organizzazioni politiche che spingono questa propaganda, ci sono anche i soliti noti del capitalismo e della globalizzazione che un modo per mettersi dentro a certi contesti lo trovano a prescindere. È proprio per questo motivo che Amazon Italia annuncia, in occasione del mese del Pride, una collaborazione assieme all’Arcigay, effettuando una donazione per promuovere i centri anti discriminazione che fanno parte dell’associazione.
Margherita Repetto, esponente di Amazon, in un’intervista all’ANSA, per presentare la cosa, usa una frase di Jeff Bezos: “Diversità, equità e inclusione sono dei tempi di cui dobbiamo occuparci sia perché fa bene all’azienda ma in maniera ancora più fondamentale perché è la cosa giusta da fare” e soprattutto: “Da sempre siamo al fianco della comunità Lgbtqia+, all’interno e all’esterno dell’azienda” continuando con: “Uno dei nostri fiori all’occhiello è Glamazon, l’affinity group che riunisce le persone che appartengono alla comunità Lgbtqia+, insieme ad alleate e alleati, contribuendo a creare un luogo sicuro di crescita, confronto, supporto e condivisione, con esperienze da tutto il mondo”. Ma allora in che cosa consiste la collaborazione con Arcigay? Lo spiega il segretario generale dell’associazione, Gabriele Piazzoni, dicendo che la donazione all’Arcigay “Andrà a far conoscere il lavoro dei centri antidiscriminazioni sparsi in tutta Italia” – e continua – “Grazie al contributo ricevuto da Amazon implementeremo la sinergia, la collaborazione, la rete complessiva dei centri antidiscriminazione a beneficio delle persone che sono vittime di violenza, discriminazione o marginalizzazione sociale”.
Che dire? Che mese del Pride sarebbe senza l’aiutino? Non c’è niente di male a fare la ribellione contro papà con i soldi di papà?
Ma le polemiche non possiamo farle, perché sennò passiamo automaticamente dalla orlate del torto: non vediamo di buon occhio tutto questo? Allora siamo etichettati omofobi e basta…magari non ci hanno mai ascoltato e non capiscono le ragioni delle nostre proteste ma siamo e resteremo omofobi. Liberissimi di crederci, per carità ma una puntualizzazione vogliamo farla: è difficile pensare che ci sia una persecuzione contro gli omosessuali quando gli stessi padroni ti danno manforte e le multinazionali più grandi del mondo si tingono di arcobaleno. La realtà è un’altra: non c’è pubblicità, film, serie TV, vestiti, messaggio istituzionale, social network ecc….che non spinga (spesso in maniera anche subdola e forzata) certi tipi di messaggi. E non provate a dire che tutto ciò con conta nulla perché sono proprio i prodotti della “cultura pop” che influiscono sulla mentalità della gente.
Vogliamo andare a vedere gli sponsor del Pride che si è tenuto qualche settimana fa a Roma? Acqua Vita Snella, Walt Disney, Heineken, Peroni, Red Bull, TIM, Apple, American Express ecc…Credete davvero che a costoro – Amazon compreso – interessi solo la lotta alle disuguaglianze e all’omofobia? Se ci credete davvero, nella migliori delle ipotesi siete ingenui ma nella peggiore fate solo finta di non vedere. Che dire: buona fortuna…ah no: forse ne avete già molta.