di Mattia Taricco (Redazione Piemonte)

È notizia di questi giorni l’incontro tra il sindacato e la rappresentanza locale LGBT. Dopo il secondo Cuneo Pride Arcigay Grandaqueer LGBT A.P.S. e CGIL Cuneo hanno presentato un progetto comune denominato “M3 at Work”. Lo scopo dichiarato di tale progetto è quello di dare voce alle persone appartenenti alla comunità gay per rappresentare le situazioni lavorative nelle varie realtà locali e prevenire le cosiddette discriminazioni.

Tre i punti su cui si concentrerà il lavoro: come vivere al meglio sul luogo di lavoro il proprio orientamento affettivo, come gestire al meglio la situazione lavorativa delle persone “Trans”, come integrare al meglio le coppie omogenitoriali. Nell’autunno seguirà una campagna mediatica che si avvarrà dell’utilizzo di vari media, cartellonistica ed eventi. L’iniziativa è portata avanti dal progetto M3 at work, finanziato nell’ambito del PON, inclusione con il contributo del Fondo Sociale Europeo 2014-2020.

Le parole del segretario provinciale della CGIL Piertomaso Bergesio non lasciano dubbi: “I diritti civili, unitamente a quelli del lavoro e sociali, rappresentano i pilastri per la costruzione di una società più giusta e rispettosa della dignità umana. Da anni collaboriamo positivamente con Arcigay Grandaqueer LGBT+ per contrastare discriminazioni che, purtroppo ancora oggi, si realizzano nei luoghi di lavoro e nella società. Sindacato vuol dire: “insieme con giustizia”, per questi motivi riteniamo che i temi toccati dal progetto M3 at Work, facciano parte del nostro patrimonio valoriale del nostro agire quotidiano”.

Non ci sarebbe nulla da obiettare, se vivessimo nel paese dei balocchi. Voglio però mettere in luce il doppiopesismo e la diversità grave con cui vengono affrontate dal sindacato certe tematiche, chiaramente alcune di serie A e alcune di serie B. Di lavoro vero e proprio e di fare qualcosa per il popolo ormai non si parla più: la gente comune è considerata privilegiata di default o comunque non meritevole di difesa da parte dei sindacati. Solo le minoranze sono degne di ricevere supporto?

Io stesso da lavoratore precario vivo queste esperienze quotidianamente. Posso affermare basandomi su ciò che ho visto in questi anni, che il sindacato non ha mai aiutato con tanta solerzia lavoratori etero, italiani e non raccomandati nella stabilizzazione. Perché stabilizzare una persona che vorrebbe poter mettere su famiglia, dar vita a progetti seri di vita o semplicemente potersi permettere di stare male e mancare a lavoro senza temere conseguenze? Chi viene aiutato viene aiutato di solito se ci sono situazioni di presunte discriminazioni ( esempio stranieri, LGBT, presunte invalidità ecc..) o per semplice convenienza, scambio di favori o parentela.

Basti guardare le statistiche che si trovano facilmente online o più semplicemente parlare con la gente: in provincia di Cuneo il precariato, il lavoro stagionale a vita, lo sfruttamento delle cooperative sono problematiche che non accennano a diminuire. E allora domando: sono degnamente affrontate da chi ha il compito di difendere i lavoratori? Lasciamo ai lettori la risposta a questa domanda.

Nel frattempo, i giovani o meno giovani, i lavoratori che sentono queste disparità di trattamento e ingiustizie, sappiano che alcuni parole come “giustizia sociale” e “diritto alla famiglia” non sono solo vuoti concetti di facciata ma una realtà radicale per la quale si combatte ogni giorno.

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