di Mattia Taricco (foto: video telegram)
In Francia negli ultimi giorni si è alzato il livello dello scontro: da semplici proteste violente si è passati ad attacchi incendiari ed esplosivi: i video sui social testimoniano di armi da fuoco, saccheggi e distruzione di negozi e una chiara retorica di attacco contro la nazione francese e il suo popolo, a volte arrivata ad un vero e proprio razzismo anti europeo.
È palese come la morte, indubbiamente ingiustificabile, di un ragazzino sia stata strumentalizzata dalle banlieue e utilizzata per poter alzare il livello dello scontro razziale, peraltro già presente quotidianamente in queste realtà, anche se in maniera più sottile. Mentre è notizia di qualche ora fa la morte di un giovane vigile del fuoco di 24 anni mentre tentava di spegnere un incendio appiccato dai rivoltosi.
Fa spavento la sfuggevolezza assoluta dei media e delle istituzioni francesi, costretti sì ad affrontare l’argomento, vista l’enorme gravità dei fatti, ma bloccati nel raccontare i fatti non osando sbilanciarsi troppo (o mostrare certi video), per non dover poi sporcare troppo la facciata del politicamente corretto.
Da quasi più di un secolo ormai, la Francia ha abbracciato il multiculturalismo come proprio principio guida. O meglio: in Francia il processo è iniziato prima che altrove vista l’enormità di colonie che lo Stato gestiva. Possiamo quindi considerarla come una sfera di cristallo in cui si vede il futuro e le cui previsioni ahimé risultano pericolosamente macabre. Il multiculturalismo ha chiaramente fallito nel raggiungere i suoi obiettivi dichiarati. Mentre molti sostenitori del progressismo auspicavano una società inclusiva e armoniosa, la realtà ha dimostrato che la coesistenza pacifica è praticamente impossibile. Il mettere assieme culture e religioni storicamente non integrabili tra loro e farli convivere a forza ha portato negli anni alla formazione di enclave comunitarie, in cui le tensioni interculturali hanno iniziato a emergere sempre più.
Come mai allora i governi di fronte a fallimenti sempre più gravi ed evidenti continuano imperterriti e con maggior forza a imporci la società multirazziale? In assenza di motivazioni reali, si potrebbe dire che tutto ciò è dettato da un’agenda destabilizzante.
Dietro gli scontri razziali, non solo in Francia ma in tutta Europa, sembra esserci un piano orchestrato per alimentare la divisione e la discordia. Forze esterne, sia di natura politica che ideologica, sembrano trarre vantaggio dall’accentuazione delle tensioni interculturali, un vantaggio prima di tutto economico e dopodiché funzionale a chiari progetti di destabilizzazione sociale.
Caro Macron, probabilmente non farai granché per evitare che accada il peggio, ti conosciamo. Sicuramente la motivazione per un maggiore controllo da parte vostra o per ridurre le libertà c’è. Del resto hai già dato la colpa ai social. Resta una riflessione: se la stessa situazione fosse accaduta con protagonisti dei ragazzi della destra radicale francese e fosse seguita una rivolta probabilmente la Francia sarebbe già un Paese blindato, sarebbe già stato dichiarato lo stato di emergenza e con molte probabilità la rivolta sarebbe stata soppressa in modo violento.