di Simone D’Aurelio
La rivoluzione francese è il periodo storico che fa piangere di gioia gli insegnanti e che nelle scuole solitamente viene presentato come l’avvento dei buoni sui malvagi; l’unico periodo storico dove “il bene”, composto da persone povere e disperate, arriva a vincere sul “male” rappresentato dai nobili e dal clero. Il periodo dei lumi, per i benpensanti, crea la società sapiente e giusta e distrugge quella vecchia, totalmente obsoleta e frutto solo di ignoranza e superstizione. Le cose stanno veramente così?
Chi studia a fondo la rivoluzione francese si accorgerà che in realtà questa è una versione mitologica, ideologizzata e molto romanzata della “storia” che collima con i fatti avvenuti in quel periodo e con le crisi causate in seguito al tragico evento. Prima di tutto parliamo di un movimento storico che ha provocato oltre mezzo milione di morti ( un numero altissimo considerato che allora la popolazione francese era meno della metà di quella attuale). Lo stesso Robespierre, generale e simbolo di questa guerra sanguinosissima battaglia, alla fine viene ammazzato dai suoi. La Francia è divorata da un tunnel di violenza e di caos, e la prima cosa che dobbiamo notare è che in realtà a livello politico e filosofico si arriva a creare un vero e proprio paradigma che sarà la base per tutte le dittature successive, dove: “Tutti I sospettati vengono eliminati, nel periodo del Terrore, in base alla legge sul sospetto, […] perché considerati ‘nemici della rivoluzione’ “. Questi sono termini ancora presenti all’interno di società che pur non essendo sul piano immediato filiazioni dirette della rivoluzione francese ne ripropongono quasi integralmente gli schemi: dall’esperienza stalinista a quella di Pol Pot in Cambogia, sono sempre gli stessi schemi che funzionano, senza sostanziali modificazioni” (1).
Con l’idea di partecipazione diretta alla causa si arriva poi a eliminare tutti gli oppositori. La verità sulla sanguinosa rivoluzione è che il Terzo Stato è stato militarizzato e usato come palla di cannone per un golpe borghese e massonico. Libertà, uguaglianza e fraternità assumono dei valori capovolti, di ordine non teologico o metafisico bensì soggettivistico e in ultima battuta utilizzati in modo arbitrario dalla politica. La libertà viene concepita in calco negativo, come non nuocere agli altri “compagni” per poi diventare semplice liberismo economico; l’uguaglianza che prima è solo di fronte a una legge di Stato che immagina gli uomini come entità astratte, e poi diventa una egalitè che vede le persone declassate a individui intercambiabili, quindi fatta per distruggere le differenze e rendere le persone inutili e semplici consumatori; infine la fraternità, che è di tipo politico-ideologico, non garantisce una vera fraternità metafisica, culturale e morale.
I diritti sono stati scomposti e tolti dall’essere in relazione con l’altro (quale primo isolamento dalla società organica), e mentre ci si vantava di essere superiori a tutti, in un impeto di superbia assoluta si disconosceva tutta la grande tradizione filosofica, letteraria, artistica e teologica che aveva caratterizzato i secoli precedenti, ma è proprio questo il vero illuminismo: disconoscere ogni cosa, e decidere in modo arbitrario cos’è luce e cos’è tenebra, elevarsi a Dio. Tutti pensano a Voltaire e Rousseau come a delle divinità democratiche. I professori vi si prostrano in ginocchio, adorandoli. Si scordano che in realtà Voltaire era tutto tranne che tollerante, e che la famosa frase a lui attribuita è con molta probabilità un falso storico (2). Vero è sul suo conto, il suo grido che voleva mettere “a morte gli infami”: si è visto e sentito, ma nessuno osa parlarne. Nessuno parla dell’astrazione della volontà popolare di Rousseau, che poi viene interpretata da pochi eletti (guarda caso borghesi e massoni), che vanno contro la stesse esigenze di quella Francia logora e distrutta grazie a loro. Il messianismo della rivoluzione francese e il taglio col passato è la base poi per il sogno marxista costato 100 milioni di morti, così come il razionalismo radicale incastrato nella “dea ragione”, che li ha portati a insuccessi e disastri storici e filosofici come il positivismo. Lo Stato in tutto questo diventa il principio di ragion superiore e il legislatore, l’ultima verità; l’uomo anziché vivere organicamente in vari gruppi e corporazioni (con i relativi bilanciamenti di poteri), viene inserito come elemento di un’immensa catena di montaggio, ove lo Stato è l’organismo che rappresenta la ragion sufficiente di Leibniziana memoria. Non c’è da stupirsi se oggi in molti dicono che i figli sono proprietà dello Stato e sono disposti a qualunque azione pur di essere in linea con esso, ribaltando la concezione dove la società era padrona dello Stato, che tutelava gli interessi del popolo: oggi è la collettività che deve servire lo Stato e anche obbedire fino alla morte, seguendolo in qualsiasi cosa ci dice di fare.
La “dea ragione”, che squalifica se stessa, perseguita il cristianesimo inserendo al suo posto una spiritualità totalmente massonica, basta guardare i templi eretti verso l’essere supremo, il grande architetto, e l’inserimento di sacerdoti che dovevano giurare fedeltà alla nazione quindi legittimare l’azione politica e sottomettersi totalmente. In questa esplosione di democrazia e gentilezza, nessuno parla del genocidio in Vandea, sterminio di uomini, donne e bambini, e neanche dell’utilizzo dei corpi delle persone assassinate per usi personali (i tedeschi non si sono inventati nulla in realtà). Almeno 117.000 morti solo perché cattolici e non disponibili a sottomettersi in tutto e per tutto anche nella loro anima ai diktat borghesi e massonici. Le promesse degli illuministi, superbi e arroganti, non solo sono stato vane, ma hanno preceduto filosoficamente due guerre mondiali (se non tre forse sic!), e i più grandi disastri politici. In tutto questo la famosa volontà popolare contro il clero era esigua (3), e l’era napoleonica, che parte da quelle influenze, non si preoccupa minimamente della volontà popolare, piuttosto di tutelare i borghesi (4). (1) (I Quaderni di Avallon, nr. 20-21, 1989, Il cerchio, pag. 20, Aa. vv.). (2) https://www.iltimone.org/news-timone/la-preoccupazione-di-voltaire-era-distruggere-il-c/(3) “
Prendete ad esempio le principali richieste del terzo stato: soppressione della decima (10%), confisca dei beni della Chiesa (2%), elezione dei vescovi e dei curati (1%)”(I Quaderni di Avallon, nr. 20-21, 1989, Il cerchio, pag. 131, Aa. vv.). (4) . Napoleone, col suo Codice, promulgò un bastione a difesa della proprietà borghese. In questo codice, su 2.000 articoli solo 7 riguardano la classe operaia, mentre 800 trattavano della proprietà (borghese, non feudale); si proibivano i sindacati e gli scioperi, ma venivano riconosciute le organizzazione di imprenditori; in casi di vertenza di lavoro sul salario, il tribunale doveva dare credito al datore di lavoro e non al lavoratore. E non solo in Francia, ma in tutti i paesi conquistati (IQuaderni di Avallon, nr. 20-21, 1989, Il cerchio, pag. 66, Aa. vv.).
Decisamente un po’ di materiale c’è per rivedere la storia con un occhio davvero diverso.
e’ dai primordi del mondo che la storia viene stravolta a piacimento dall’uomo cattivo e interscambiata quella falsa da quella vera, come per’altro l’antropologia nascondendosi dietro il velo della religione con il purgatorio,l’inferno e il paradiso che i trogloditi ammirano con stupore.