di Luigi Cortese
L’Europa si conferma essere un ammasso burocratico tenuto in piedi dalla stoltezza dei popoli. Ma mentre i popoli dei paesi “fondatori” dell’Unione Europea sono ormai storditi e asserviti ai burocratici di Bruxelles, c’è qualcuno che resiste ancora alle sue ingerenze. La Bulgaria, membro dell’Unione dal lontano 2007, continua ad utilizzare il LEV, la valuta nazionale, e quando i burocrati dell’Unione cercano di far si che la cosa cambi, ecco che entra in gioco la destra nazionalista e coinvolge il popolo nella “resistenza” all’euro.
Proprio nelle ultime settimane, alcuni movimenti di destra nazionalista bulgara, hanno lanciato una raccolta firme per chiedere lo slittamento dell’eventuale cambio di valuta al 2043. Data certamente scelta per far capire anche ai prossimi governi che il popolo non vuole assolutamente abbandonare la propria moneta sovrana. Questa raccolta firme in poche settimane ha già superato la quota di 600.000 firme, cosa che conferma quanto il popolo bulgaro sia avverso all’euro ed all’Unione.
Della cosa se ne è occupata anche la rivista Money, che ha spiegato come l’economia bulgara sia in fase decrescente con una crescente inflazione, e questo potrebbe portare ad una definitiva caduta dei requisiti per l’adozione dell’euro. Il Governo, cercando di correre ai ripari, sta cercando di far passare la linea della doppia circolazione della moneta. Atto che spingerebbe l’economia del paese ad adattarsi all’euro, cosicché il popolo possa meglio digerire il passaggio.
L’Unione Europea si dimostra ancora una volta un fagotto pieno solo di norme: è ormai chiaro a tutti che l’unione non esiste e che l’euro è una moneta usata per soggiogare gli Stati. Chissà che dopo l’Inghilterra sia la Bulgaria ad assestare un colpo all’Unione che faccia crollare il castello di carte.