di Roberto Fiore (adattamento dell’intervento in inglese al congresso APF)
Il 9 luglio il movimento europeo Alliance of Peace and Freedom si è incontrato in Serbia per mostrare solidarietà proprio al popolo serbo sulla crisi in Kosovo. Ciò che è stato deciso al congresso, però, è collegato all’intera questione europea. Il primo punto è stato mostrare la posizione contraria del movimento rispetto alla guerra della NATO in Ucraina, che ha sviluppi ogni giorno più drammatici: ma è chiaro che attraverso questa guerra l’establishment europeo sta diventando sempre più indifeso.
La NATO non è semplicemente un’organizzazione legata all’Europa ma è anche qualcosa che appare come un’organizzazione criminale che si sta strutturando in tutti i nostri Paesi, schiacciandoli. Sappiamo molto bene come la NATO stia disastrosamente influenzando la situazione in Serbia e sappiamo altresì molto bene come, sebbene a livello di armamenti la NATO e tutta l’alleanza si stiano indebolendo rapidamente, loro possono usare la loro forza, le loro forze e tutta l’arroganza contro il popolo europeo. Dobbiamo quindi sottolineare che nel contesto della crisi ucraina APF sta dalla parte di tutto il popolo europeo (e attenzione che i russi sono parte del popolo europeo) che stanno combattendo contro la NATO.
Altro punto molto importante riguarda quello che sta accadendo politicamente in Europa. In Europa abbiamo adesso una sorta di tendenza verso destra che dovrebbe in realtà creare maggiori problemi ai governi di centrosinistra. Ma per noi non è sufficiente e nemmeno interessante: perché questa sorta di spostamento verso destra non vuol dire niente. Non vuole dire niente per quanto concerne la sovranità monetaria, le ideologie LGBT, non vuol dire niente per quanto riguarda l’immigrazione, non vuol dire niente per quanto riguarda una posizione chiara in favore della pace. Niente di tutto questo.
Dobbiamo quindi organizzare le nostre forze, rafforzare la nostra posizione per mostrare che c’è un’alleanza di movimenti e partiti in Europa che significa sovranità economica e monetaria, stop deciso all’immigrazione e una nuova politica di relazione con l’Africa che è molto importante. L’Africa sta cambiando e sta cambiando molto più rapidamente dell’Europa e quello che sta accadendo lì è molto molto interessante ma l’Europa non è pronta a cogliere questa nuova situazione.
Come APF dobbiamo essere pronti: noi abbiamo l’esperienza, l’esperienza ideologica e la conoscenza necessaria per raccogliere questa situazione.
Queste sono questioni molto importanti mentre ci stiamo avvicinano alle elezioni europee: noi sappiamo che alle prossime elezioni europee 50-55% delle persone non voterà. E c’è un’enorme fetta della popolazione dalla Serbia, dalla Russia e da altri Paesi che non voteranno perché non si riconoscono più in questa Europa. Ricordo che nel momento di maggior forza dell’APF, prima della manovra Covid, APF aveva membri nel Parlamento Europeo e nei parlamenti nazionali oltre che movimenti e partiti nazionali che rappresentavano diversi Paesi. Dobbiamo raggiungere velocemente quel momento: è importantissimo che APF sia nuovamente una forza riconosciuta. Quando visitammo il Libano negli anni scorsi siamo stati accolti molto bene dal presidente, Aoun, siamo stati accolti molto bene da Hezbollah, siamo stati inoltre accolti molto bene dal governo siriano, e abbiamo avuto rapporti molto importanti anche con il governo bielorusso. Dobbiamo riprendere tutti questi rapporti con loro e lo dico qui con forza: di riprendere forti i rapporti con la Bielorussia. Si è dimostrato una Paese forte contro il Covid, contro i vaccini e tutti i disastri avvenuti ed il suo presidente è riuscito a rifiutare un’offerta di 900 milioni di dollari, perché è questa la somma che è stata offerta al governo, per far si che in Bielorussia accadesse quanto poi accaduto in Italia. La stessa Africa sta cambiando rapidamente e nessuno riesce a coglierne l’importanza. Noi, per la nostra storia, la nostra esperienza e la nostra conoscenza, possiamo farlo.
Non è tanto una questione diplomatica, è un qualcosa che ci dà la possibilità di muoverci nel Mar Mediterraneo, in Medio Oriente, Africa e in Europa in un modo che nessun altro può fare. Questa è un’altra sfida che lancio ai miei amici, camerati e colleghi per la rivoluzione in Europa.