di Mattia Taricco

Probabilmente le vere femministe della storia si staranno rivoltando nella tomba: la nuova miss Olanda è biologicamente un uomo. Fa scalpore la decisione dei giudici del concorso di bellezza olandese di eleggere a nuova “signora Olanda” il transgender Rikkie Valerie Kollé. “Voglio essere un modello per gli altri”: queste le prime dichiarazioni della modella, o del modello transgender.

La presenza di Rikkie Valerie Kollé, ci preme sottolineare, non rappresenta una novità per questo tipo di concorsi, che negli ultimi anni hanno visto accrescere sempre più la presenza di modelle transgender, nel nome del politicamente corretto e dell’ideologia woke. Nel 2021, l’ex Miss Nevada Kataluna Enriquez è stata la prima concorrente trans a partecipare ad un concorso di Miss Usa, mentre l’attivista transgender Daniela Arroyo González concorrerà per il titolo di Miss Universo Porto Rico. Inoltre la nuova proprietaria di Miss Universo è la transgender thailandese Anne Jakkapong Jakrajutatip, Ceo di JKN Global Group. Quest’ultima ha dichiarato di voler cambiare radicalmente la regola del concorso di bellezza, trasformandolo in una “piattaforma inclusiva”. “Non chiamo più Miss Universo un concorso di bellezza”, ha dichiarato a Metro Weekly il Ceo di JKN Global. “Lo chiamo un concorso di emancipazione femminile”.

Emancipazione femminile, per sua definizione, è un concetto che non c’entra veramente nulla in questi frangenti, anzi si tratta esattamente del suo contrario, ossia di una riduzione ancora più grave della libertà e unicità della donna, intese nel suo essere più profondo. Un affronto simile lo troviamo anche nelle competizioni femminili del mondo dello sport, in cui un bodybuilder con la parrucca e una percezione di se stesso alterata può sconfiggere delle atlete molto facilmente ed essere elogiato dai vari media.

Le femministe di oggi, portatrici dell’ideologia woke e paladine del politicamente corretto, sono molto più maschiliste di certi uomini, di personaggi accusati di “cat calling” o di chi sfrutta la prostituzione. Il fatto grave è che non se ne rendono conto.

Il vero femminismo nato verso la fine dell’800, quello delle suffragette per intenderci, era un movimento per la responsabilizzazione della donna, per rivendicare giustamente il suo essere pari all’uomo sulla questione diritti, e quindi anche doveri, e sottolineare che le donne sono esseri senzienti capaci di prendersi le proprie responsabilità in tutti gli ambiti della vita, senza però mai mettere in dubbio le loro unicità e le loro differenze rispetto al sesso maschile: insomma il loro essere. Altro che sesso debole: avere il coraggio di essere donna sotto molti punti di vista è segno di estrema forza. Donne come Emmeline Pankhurst, Virginia Woolf o Mary Woolstonecraft, le vere femministe, non avrebbero mai approvato la deriva che il movimento per l’emancipazione della donna ha preso, trasformandosi esattamente nel suo contrario.

Per farvi un esempio, quanto possono essere stupide e discriminatorie le quote rosa? Qual’è l’assunto che sta dietro queste pensate? Le femministe odierne, alla Laura Boldrini per intenderci, sostengono la retorica della donna sempre vittima. Vittima di questo maschio aggressivo, brutto e cattivo e lei inerme e passiva, stupida, che essendo biologicamente inferiore al maschio e incapace di intendere e volere, ha bisogno di tutela e protezione: un po’ come fosse uno strano animale a rischio estinzione, insomma, il contrario della responsabilizzazione. Non proprio ciò che sosteneva il movimento femminista ai suoi albori: la donna è capace di assumersi gli stessi oneri e avere le stesse responsabilità di un uomo, la stessa capacità di gestione della propria vita e la stessa forza di spirito, perché dunque avrebbe bisogno di misure speciali che la tutelino come fosse una minorata mentale? Se io fossi donna mi sentirei estremamente offeso.

Oltre a questa retorica ad oggi si è passato a un avanzamento ancora più grave, che mette in dubbio la biologia stessa, dunque l’esistenza medesima, della donna. Chiunque può essere donna: un uomo può vincere in competizione sportive femminili solamente perché si sente tale, un uomo può vincere in gare di bellezza femminili solamente perché ha deciso di travestirsi. Che rimane dunque della donna nella sua unicità, nel suo essere, nelle sue particolarità e caratteristiche che la distinguono dall’uomo e che proprio per questo sono suoi punti di forza? Diversi da quelli maschili ma con la stessa fondamentale importanza.

Sono le proprie caratteristiche e la propria unicità che rendono forte una persona, metterle in dubbio significa distruggere l’essenza stessa dell’ individuo, e renderci inermi esseri sull’orlo del baratro. Il risultato? Male male.

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