di Francesca Menin

Se da marzo 2020 le vite di tutti gli italiani sono cambiate, dobbiamo rilevare che anche la consapevolezza di una buona fetta della popolazione rispetto agli accadimenti è aumentata giorno per giorno, fino a contribuire alla nascita di un mondo del dissenso che non ha (o meglio non aveva), a questi livelli, precedenti nella storia della Repubblica.

Nel frattempo alcuni partiti politici, costituiti prima del Covid o in via di costituzione, hanno abbracciato la causa di questo mondo che era sempre pronto a urlare la propria contrarietà verso la dittatura sanitaria ma, quando (finalmente) è arrivato il momento dell’espressione della volontà popolare, hanno preferito portare avanti la loro convinzione che fosse meglio perdere da soli che vincere insieme. E se da qualche parte si è tentato di cucire i pezzi, i veti non sono mancati. Sappiate che la storia dei tempi stretti per la raccolta firme, non ce la siamo bevuta proprio tutti. Un fallimento annunciato se, tra cambi di simbolo, di nome e di casacca, assistiamo anche a epurazioni e ad ulteriori divisioni che ingrassano gli ingranaggi grazie ai quali il Sistema sopravvive.

Ma il dissenso non è stato solo questo: una gran moltitudine di cittadini ha seguito e sostenuto le iniziative messe in campo dai gruppi spontaneamente nati nelle varie città, al fine di contrastare la narrativa sanitaria di Stato.
Cosa è rimasto di tutto questo? Anche qui regna una gran confusione.

Molti dei personaggi che hanno avuto voce in capitolo durante la psicopandemia e/o sono stati trascinatori delle battaglie no green pass (alcuni anche candidati con i suddetti partiti, nonostante avessero dichiarato di non voler abbracciare la strada della solita politica) hanno costituito associazioni dalle quali entrano ed escono movimenti o singoli in un’ottica ancora divisiva, incentrata sulla volontà di far prevalere le proprie opinioni e sul bisogno di nutrire il proprio ego; ed ecco che anche qui assistiamo ad epurazioni, querele e dirette Facebook sulle versioni dei fatti degne della più bassa politica.

Altri si sono affidati ciecamente a individui che non si sono rivelati in buona fede o che semplicemente non hanno messo insieme i puntini del disegno globalista fermandosi esclusivamente alla lotta contro la narrativa covid.
Molte persone infine rimangono ancora prigioniere dei retaggi ideologici che impediscono loro di vedere in toto i contorni della battaglia, che non è di destra o di sinistra, ma una lotta per un ideale, in primis quello della Libertà del cittadino. Questo valore primario non dovrebbe lasciare spazio a contrattazioni di sorta ma invece viene di fatto disatteso (spesso in buona fede) dai molti che, definendosi moderati, hanno da un lato cercato una qualche legittimazione da parte del Sistema e dall’altro hanno scelto di fatto di ritirarsi nella “comfort zone” dei convegni, dei seminari e degli eventi/spettacolo in cui i “consapevoli” se la cantano tra loro sotto lo sguardo compiacente del Sistema che li vuole chiusi nel loro mondo e isolati dai cosiddetti “dormienti”.

In questo senso pare appropriato affermare che il mondo del Dissenso post Covid è morto.

Nel frattempo, l’agenda globalista che mira alla riduzione delle libertà del cittadino e all’eliminazione della sovranità dei popoli va avanti a ritmo sfrenato, in particolare sul tema del cambiamento climatico e delle politiche “green”.

Per fortuna, tuttavia, esistono alcune aree più audaci, seppure ridotte e spesso etichettate o fraintese dagli stessi “consapevoli” moderati con lo sguardo al passato, che lottano per un ideale e che cercano ancora, tra mille difficoltà, di portare le proprie battaglie al popolo.

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