di Luigi Cortese (foto Facebook)
Sabato 29 Luglio ad Orvieto andrà in scena la convention organizzata da Gianni Alemanno e Massimo Arlechino, due ex missini tra i protagonisti della creazione di AN prima e PDL dopo.
Alemanno non ha di certo bisogno di presentazioni: ex sindaco di Roma, ex Ministro del governo Berlusconi e politico di lungo corso, oggi è il portavoce del comitato “Fermare la Guerra”.
Massimo Arlechino è da sempre un uomo di destra, pubblicitario, uno dei fondatori di Alleanza Nazionale nonché l’uomo che ne disegnò il simbolo.
Bene: oggi Alemanno e Arlechino sono di nuovo insieme in un progetto ancora nebuloso e pieno di domande. Sappiamo che nel prossimo weekend ci sarà la reunion di circa 31 associazioni e movimenti che hanno risposto alla chiamata di Alemanno. Il titolo della convention è alquanto esplicativo: “Orvieto ‘23 – Forum per l’indipendenza italiana”.
Alemanno negli ultimi mesi ha riscoperto la sua vena anti-atlantista: sembra quasi aver riscoperto il temperamento del giovane Alemanno, amico di Paolo Di Nella, giovane missino che arrivò all’inizio degli anni ’90 a guidare il Fronte della Gioventù. Una posizione non proprio in linea con il passato più recente del Ministro prima e Sindaco dopo di quello che fu il PDL di berlusconiana memoria.
I rumors dicono che Alemanno potrebbe presentare un nuovo partito politico in vista delle prossime Europee, un partito che possa tentare di superare lo scoglio del 4% della soglia di sbarramento. Certo che a dare adito a queste parole c’è anche la distanza con Giorgia Meloni, ed il suo partito sulle posizioni internazionali. Ma lo stesso Alemanno si è affrettato a dare una smentita secca alle voci, con una dichiarazione rilasciata a La Stampa in cui dice: “Come era facile prevedere, appena si è diffusa la notizia della nostra Convention nazionale ad Orvieto, subito qualcuno ha pensato che stiamo fondando un nuovo partito. In realtà, prima di pensare a nuove organizzazioni, bisogna lanciare nuove idee politiche, diverse da quelle conservatrici che dominano in Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni ha fatto una scelta chiara e strategica: ha rotto il precario equilibrio che a destra c’è sempre stato tra conservatori e liberisti da una parte e destra sociale e sovranisti dall’altra. Alle elezioni europee del 2019 FDI si presentò con lo slogan ‘Sovranisti e Conservatori’, ha fatto l’opposizione al Governo Draghi, ma da quando si sono avvicinate le elezioni, dal Natale dello scorso anno, si è sempre più – e credo irreversibilmente – definita conservatrice. Questo impone a chi viene dalla destra sociale e dai movimenti del dissenso di marcare con altrettanta forza la propria posizione, contro ogni identificazione con i neo-conservatori americani. Abbiamo cominciato dalla guerra in Ucraina: a Orvieto indicheremo le nostre idee e lanceremo un appello per aggregare, oltre i vecchi schemi di destra e sinistra, chi vuole cambiare veramente l’Italia. Poi si vedrà”.
Non posso dare una risposta sicura a chi si pone questa domanda, ma posso comunque dire che se Alemanno ed Arlechino stanno puntando alle elezioni Europee o sono pazzi, oppure ci sono due strade che possono percorrere: una coalizione Europea che permetta loro di non raccogliere le firme, oppure un accordo con il centrodestra a guida meloniana che permetta loro di avere dei posti in lista con la promessa di portare i voti di chi oggi si rivede in posizioni diverse dalla Meloni.
Ma una domanda più importante che resta ancora irrisolta è quella che chiede “a chi guarderebbe questo nuovo ipotetico partito?” L’unica risposta sicura che ho è che non guardi assolutamente alla destra della Meloni, perché in quel mondo di “radicali” Alemanno non ha più agganci, ma sicuramente punterà a raccogliere quei micro partiti e associazioni che sono nati sull’onda del dissenso al Covid19, e che negli ultimi mesi hanno cercato di riciclarsi come neo- pacifisti che avversavano l’appoggio all’Ucraina. Gli stessi che volevano usare le piazze anti Green Pass per avere posti comodi in Parlamento alle ultime elezioni nazionali, naturalmente con tristi ed inutili risultati perché le piazze hanno deciso di non farsi strumentalizzare. Con tutta probabilità questa volta succederà la stessa cosa.
un progetto non male per il recupero di una destra non traditrice, sovranista e ANTIATLANTISTA.