di Ruggiero Capone
Duole doversi ripetere, insistendo su argomenti già trattati almeno da un decennio. Ma la gente oggi è triste e si pone troppe domande. Soprattutto si dichiara afflitta dalle modalità di controllo; dalle tecniche di sorveglianza operate dalla burocrazia sulle nostre esistenze quotidiane. Un controllo enormemente esteso, che ci leva il sonno ed il respiro: ecco i motivi del tornare a battere dove il dente duole. Perché la gente si lamenta ma non sa fare a meno di telecamere, navigatori, telefoni cellulari, smart tv, transazioni finanziarie con moneta elettronica, acquisti online. La gente si comporta come il drogato o l’alcolizzato incallito, criticando il controllo e la tecnologia pur sapendo di non poterne fare a meno.
Attraverso il controllo e la profilazione dei cittadini, per motivi finanziari e commerciali, le multinazionali sono riuscite a trasformare le genti in propri sudditi, al punto di mettere nell’angolo stati e politica. Al punto di trasformare capi di stato, politici e classe dirigente in vassalli utili alla sorveglianza dei cittadini. Vale la pena rammentare la storia di Wikileaks: ci racconta come la nota agenzia federale Usa NSA abbia operato più in difesa dei segreti dei colossi privati occidentali che per tutelare il segreto di stato. Sarebbe più corretto dire che ormai c’è un intreccio, una comunione tra grandi aziende tecnologiche e gestori delle democrazie occidentali. Intese dovute a pianificazione ed accordi sul nuovo modello di business, fondato sulla sorveglianza totale di ogni singolo cittadino.
Le infrastrutture di calcolo sono oggi alla base del partenariato pubblico-privato occidentale: commistione e comunione d’intenti su raccolta ed elaborazione di dati che ognuno di noi produce, o detiene come intrinsechi. Ecco perché l’algoritmo è a servizio degli investimenti finanziari come della caccia all’evasione fiscale.
Dal canto loro, i potenti della terra vogliono anche risparmiare, quindi ottimizzare. Perché questo possa concretizzarsi stanno lavorando alla contrazione delle attività dei cittadini, disboscando licenze, permessi e patenti. Entro un quinquennio contano che il settanta percento delle attività umane venga svolto dai robot, dall’intelligenza artificiale. Così tentano d’imporre per legge le auto elettriche a guida autonoma, i sistemi di ottimizzazione predittiva nell’azione pubblica come nelle indagini giudiziarie, soprattutto di sostituire impiegati e quadri con automi dotati di generatori di linguaggio naturale. Ovviamente la gente, l’uomo di strada, guarda all’immediato gridando “Oddio! Mi tolgono la patente, mi levano l’auto, mi chiudono il laboratorio o il negozio, mi licenziano, mi vietano d’entrare nel centro della mia città”. Come al solito la gente guarda il dito e non la luna. Ovvero che sanzioni, condanne, limiti e controllo continuo ed assoluto saranno possibili solo tramite la tecnologia: ovvero i sistemi di “ottimizzazione predittiva”. Algoritmi a servizio di giustizia, banche, governi, trasporti, sanità ed assicurazioni; che permetteranno ai gestori del pianeta, quindi dell’umanità, decisioni draconiane basate su calcoli matematici, e da cui dipenderà il futuro dei singoli individui. Ma stiamo attenti, il sistema non è affatto in grado di prevedere il futuro delle singole persone: non siamo a cospetto di divinità in grado di gestire le leggi della natura. Il futuro non è già scritto ma, grazie alle previsioni matematiche, chi si erge a dominatore del pianeta può costruire una propria blindatura, e per scongiurare che gran parte dell’umanità attinga a risorse naturali e finanziarie e, soprattutto, che utilizzi le vecchie tecniche da ascensore sociale per scalare il potere economico e politico. Così le multinazionali metteranno l’algoritmo a servizio degli stati, per prevedere se il cittadino possa mai commettere un crimine, un evasione fiscale o avviare attività non a norma Ue. Ma anche se un candidato all’impiego possa rivelarsi efficiente e collaborativo quanto un robot, quindi meritevole di non subire la “povertà sostenibile” a vita. Ma è tutto stato pianificato anni fa, con la riduzione dei fruitori di beni e servizi decretata al Wef di Davos, che auspica per il bene del Pianeta la riduzione del numero di persone ammesse alle risorse. Così la società buonista negherà d’essere razzista e classista ma, di fatto, attuerà un piano di profilazione sociale legittimando pregiudizi incorporati nella macchina che usa l’algoritmo: facile al crimine sarà l’emarginato o chi non accetti di non lavorare per il bene del Pianeta, attenzionato sarà colui che iperattivamente cercherà lavoro e contatti sociali, e la polizia predittiva monitorerà chi dovesse agitarsi politicamente con idee e scritti. Il potere agevolerà per legge che la macchina espropri il lavoro agli umani: naturalmente l’esproprio patrimoniale verrà tutto affidato a società multinazionali che godono di contrattualistica di “partenariato pubblico-privato” con stati e regioni. Al progetto di governo mondiale verranno incontro le leggi penali dei singoli stati, che non permetteranno agli umani di creare e commerciare impunemente prodotti non graditi alle linee guida di Onu, Fao e Unesco.
Complice del progetto liberticida è la grande informazione, la cosiddetta “stampa istituzionale”, il mainstream, i grandi media, che si sono piegati alla divulgazione scientifica delle multinazionali: così i mezzi di comunicazione pubblica hanno diffuso la narrazione di un futuro felice, con l’uomo recluso in casa ma vaccinato come un animale in batteria, servito e riverito dal robot, soprattutto conscio che il lavoro umano crei danni ambientali e sociali. La propaganda ha così arruolato giovani per creare una guerra culturale alla normalità, colpevolizzando il fattore antropico e la vita normale di ogni individuo come responsabili della crisi climatica: chiunque s’opponesse a questa narrazione verrebbe linciato come retrogrado da media ed “ultima generazione”. Dal canto loro i politici di destra, sinistra e centro non s’oppongono, accettando che “è l’ineluttabilità del progresso… l’intelligenza artificiale è il futuro che non si può fermare, lo chiede il Pianeta”. Ovviamente leggi liberticide (limiti a social, chat e web) cercheranno di scongiurare che sempre più intellettuali rivoluzionari tentino d’ostacolare l’innovazione motivando la creatività della gente: questo già lo viviamo quotidianamente, quando cerchiamo spiegazioni o soluzioni ai nostri problemi con grandi aziende e con la pubblica amministrazione; noi telefoniamo, chiedendo spiegazioni o giustizia, e veniamo depistati da una macchina antropomorfizzata, che opera in modo disumano l’antico “rimpallo di competenze” che caratterizzava un tempo la pubblica amministrazione.
Perché la prepotenza della macchina sulla gente possa non essere messa in discussione, sia l’Onu che l’Ue stanno scrivendo leggi che non permettano venga messa in dubbio l’eccezionalità del robot, colmando per tempo (ed a colpi di mazzette, di corruzione da parte delle multinazionali) il vuoto giuridico sulla sfera d’azione dell’intelligenza artificiale. Le multinazionali si sono aggiudicate per legge la violazione dei diritti di noi umani. Soprattutto i potenti della Terra non temono che menti digitali sempre più brillanti possano sfuggire al loro controllo, e per il semplice motivo che la gestione delle grandi quantità d’energia (ovviamente elettrica) saranno nelle mani dei pochi ammessi alla stanza globale dei bottoni. I media assurgono a soporifero di massa, utile a farci accettare il “principio di inevitabilità tecnologica” di cui scriveva a metà ‘900 Joseph Weizenbaum: ovvero giornali e tivù come potente tranquillante per le coscienze, utile ad agevolare la politica sociale dell’inevitabilità tecnologica. In questo gioco vengono emendate tutte le colpe del potere finanziario ed industriale, parimenti la gente assurge a unico colpevole da processare e condannare.
Perché il progresso non abbia fasi d’arresto, le leggi penali e civili fatte per gli uomini non potranno nemmeno sfiorare i robot. In modo che le indagini degli uomini non possano risalire alle vere responsabilità, portando sul banco degli imputati i produttori di tecnologia (potenti della Terra) per i crimini commessi dalle macchine sull’uomo. Non è un caso che negli Usa la Federal Trade Commission stia cercando di smascherare la vera natura liberticida di certe tecnologie, e si trova contro i potentissimi studi legali delle multinazionali. La Federal Trade Commission ha persino assunto come valide le tesi di Shoshana Zuboff, sociologa autrice de “Il Capitalismo della sorveglianza”, che dimostrano come il capitalismo fiscale di sorveglianza porti alle fine di ogni democrazia e libertà individuale. Rischi espressi da un nugolo di intellettuali e politici anche al Garante Europeo per la protezione dei dati: ma anche in Ue il lobbismo delle multinazionali può tanto, anzi troppo. E’ una lotta impari, sottovalutata da destre e moderati: perché le sinistre mondialiste occidentali hanno sostituito l’obiettivo della dittatura del proletariato con quello del controllo cibernetico del cittadino per salvare il pianeta. In questo cambio di finalità politica le sinistre mondialiste hanno trovato il formidabile sostegno economico di multinazionali, finanza e potenti della Terra.
Fonte: lapekoranera