di Massimo Ursino

Quando il 15 ottobre del 1987 il leader politico e spirituale del Burkina Faso, Thomas Sankara, veniva assassinato per conto di Washington, insieme a 12 suoi fedelissimi collaboratori, il capitano Ibrahim Traoré, il nuovo presidente di transizione della nazione africana, non era ancora nato.

Eppure questo giovane ufficiale sembra avere moltissimo in comune con la figura di Sankara, divenuto eroe nazionale e figura iconica della lotta di liberazione contro il colonialismo occidentale, che decise di cambiare in Burkina Faso, che in lingua locale significa “Terra degli uomini integri” , quello che un tempo era l’Alto Volta, ex colonia francese, cannibalizzata insieme a tanti altri paesi africani dai colonizzatori dell’Occidente industrializzato.

Intanto, a differenza delle tante figure che, tra golpe e controgolpe, si sono susseguite al governo, sono gli unici due leader politici che non hanno studiato in Francia, non hanno avuto una formazione che li plasmasse ad uso e consumo degli stati imperialisti, i quali tradizionalmente insediano un proprio fantoccio a capo di ogni paese del terzo mondo che hanno sottomesso economicamente; hanno avuto entrambe le figure una formazione autoctona, legata al territorio ed alla sua storia. Sankara in più ha ricevuto un’educazione religiosa da parte della sua famiglia profondamente cattolica che lo avrebbe voluto sacerdote.

Li lega una visione del mondo, ancor prima che il desiderio di emancipazione per tutti i popoli del “continente nero” , una profonda vocazione politica intesa come la più alta forma di servizio per il futuro della propria nazione e della sua gente, lo spirito di sacrificio come esempio da imitare, costi quel che costi; ed a Thomas Sankara costó, appunto, la vita.

Come poteva, il Grande Negriero Internazionale interpretato per decenni dalle più voraci democrazie liberali di Stati Uniti, Francia e Regno Unito, perdonare al presidente ribelle il ripudio del debito estero di epoca coloniale e l’aver reso indipendente il Burkina Faso grazie ad una politica di nazionalizzazione dell’economia? (oltre alla costruzione di abitazioni, scuole, ospedali, bacini idrici e pozzi, rimboschimento, lotta all’ usura bancaria, vietato l’infibulazione delle donne, la poligamia, e tanto altro).

Oggi le sorti, non solo di questo piccolo territorio senza sbocco sul mare, ma di tutta quella regione di Stati africani da troppo tempo sotto il giogo monetario francese che li obbliga ad utilizzare una moneta, il franco CFA, che tiene in scacco le economie delle ex colonie e reindirizza tutte le ricchezze nella Francia neocolonialista, sembrano essere legate all’eredità che Sankara ha lasciato e che è stata raccolta dal coraggioso capitano Traoré che, dopo aver combattuto contro l’insidia del jihadismo, ha assunto la grande responsabilità di liberare il suo popolo dagli usurai cosmopoliti divenendo capo del Movimento Patriottico per la Salvaguardia e il Restauro, al grido di (proprio come il suo padre spirituale Sankara): “Patria o morte, vinceremo!”.

“La mia generazione mi ha incaricato di dirvi che a causa della povertà è costretta ad attraversare il mare per cercare di raggiungere l’Europa e morire in mare. Ma presto non attraverserà più il mare”: questa affermazione fatta da Traoré durante il summit Russia-Africa tenutosi nei giorni scorsi a San Pietroburgo è dirompente. Come sosteniamo da sempre, l’immigrazione terzomondista, che col passare degli anni ha assunto le proporzioni di una vera e propria invasione, non è un evento naturale ed irreversibile, bensì il piano spregiudicato messo in atto dalla grande finanza internazionale che ha banchettato su un territorio, quello africano, ricchissimo di materie prime, senza mai portare sviluppo, bensì creando i presupposti per una vera e propria fabbrica di immigrati disperati spinti, da una povertà indotta, ad abbandonare le proprie terre.

La sinistra ha dimenticato Sankara, che veniva definito il Che Guevara d’Africa, per inchinarsi al liberismo e sfruttare ipocritamente la solidarietà immigrazionista, diventata cavallo di battaglia elettorale e business per le cooperative che vi lucrano. La destra kissingeriana della Meloni ha sotterrato le dichiarazioni pre-elettorali critiche verso il signoraggio operato dagli usurai di Bruxelles nei confronti dei paesi africani e si è totalmente appiattita sul servilismo atlantista.

Su quale sostegno possono contare gli “africani integri” di Sankara e Traoré in Italia? Può sembrare un paradosso ma non lo è, può contare solo sul sostegno di un movimento, Forza Nuova, così come su scala internazionale può contare sulla Russia di Vladimir Putin e di tutti quei capi di Stato pronti a distruggere l’unipolarismo accentratore di Washington e dei sui soci, esportatore di democrazia a suon di bombe, che crea guerre per procura in Europa ed affama il terzo mondo.

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