di Luigi Cortese
In piena pausa estiva c’è chi tesse le trame di una sfida all’ultimo voto tra i banchi di quella maggioranza che guida il Paese. In vista delle prossime elezioni europee Matteo Salvini è intento a cercare di imbarcare nelle fila della Lega chi può andare ad erodere consensi all’alleato di governo.
Tra i tanti nel mirino di Salvini c’è sicuramente Gianni Alemanno, reduce da un incontro tenutosi ad Orvieto dove ha raggruppato delle sigle nel tentativo di opporsi alla Meloni. Lo spirito organizzativo dell’ex Sindaco di Roma era tutto improntato nel dissenso alla linea politica del partito di Giorgia Meloni, lontano mille miglia dalla linea tenuta in campagna elettorale. La mossa di Alemanno ha degli illustri predecessori, che negli anni hanno tentato di raggruppare chi si sentiva distante dalle linee politiche dei governi. Tra questi troviamo Francesco Storace fondatore de La Destra che nella sua storia annovera anche una coalizione che portava come candidata l’attuale ministro Santanché, e Gianluigi Paragone che con la sua creatura Italexit puntò a prendere lo spazio lasciato libero dai 5stelle andando anche lui ad aggregare transfughi di destra radicale, compresa la totalità di CasaPound Italia poi abbandonata, la quale CasaPound oggi invece tenta accordi diretti con la Lega. Fa da cabina di regia il Piemonte dove nei gazebi insieme alla parlamentare leghista Elena Maccanti troviamo sempre il gotha sabaudo della tartaruga frecciata.
Nell’ambiente circola insistente la voce di un preciso interessamento personale di Salvini verso Gianni Alemanno: sembra che sia pronto ad offrirgli un posto in lista come outsider alle prossime elezioni Europee, oppure un apparentamento se dovesse nel frattempo dare alla luce il suo nuovo soggetto politico. La mossa politica di Salvini è certamente palese: intercettare ad ogni costo i delusi di Giorgia prima che si vadano ad aggiungere all’astensionismo.
Resta da vedere se Alemanno accetti di fare l’attore non protagonista di una battaglia tra i due fautori del governo attuale. Dal canto suo lui si dice convinto di avere un peso politico pari al 10%, ed è sicuro di non voler diventare “la destra della destra”. Anzi: nelle sue dichiarazioni ha detto che vogliono essere “qualcosa di più grande, in nome dei principi sociali da cui Meloni si è discostata”. C’è anche da dire che oggi le posizioni di Alemanno siano più vicine al leader leghista ad esempio sul reddito di Cittadinanza o sul salario minimo e sull’innovazione tecnologica da controllare e non cavalcare, ma restano distanti su alcuni punti come l’autonomia differenziata ma sulla quale si ha detto che “si può aprire una discussione”. Non ci resta che aspettare. Sono ormai vecchi ricordi le estati salviniane a ritmo di musica e mojito: oggi il capitano è cresciuto e passa l’estate a programmare l’attacco alla sua alleata.
Da questo ennesimo marasma quello che si evince, in modo netto e preciso, è che ancora una volta il sistema si autodifende creando ad hoc movimenti finto-antisistema che ad ogni tornata elettorale cercano di intercettare il malcontento. La storia politica italiana è piena di casi simili: dal Movimento 5 stelle al già citato Italexit di Paragone, che fingono di sposare il dissenso e poi chiudono accordi con i partiti di sistema. Oggi tocca ad Alemanno che, come riporta il sito TAG24, dichiara che questo suo forum è nato perché c’è “uno spazio elettorale del 10%, una realtà che non è destra. Ma che è una realtà sociale che non parla solo alla destra. Filo atlantista certo ma che guarda anche a chi è contrario alla guerra”. Insomma come al solito, tutto e niente: tanto per non perdere qualche voto e per non alzare troppo la testa. Alemanno ha infine precisato: “Il percorso che stiamo portando avanti con il Forum dell’Indipendenza Italiana non è finalizzato a nessun inserimento elettorale all’interno del centrodestra”.