di Luigi Cortese
Da “sopra i 2 euro interverremo” a “il grosso non deve finire nelle tasche dello Stato”. Queste le parole usate da Matteo Salvini mentre sbagliava la previsione sul futuro dei carburanti. Ma ricordiamo anche il programma elettorale della Premier, che parlava di “sterilizzazione delle entrate dello Stato da imposte su energia e carburanti e automatica riduzione di Iva e accise”. Ma poi la realtà è stata ben diversa. Da quando il Governo Meloni ha scelto di non rinnovare il taglio delle accise sui carburanti a partire dal 1° gennaio 2023, il prezzo dei carburanti ha iniziato una rapida escalation, culminata puntualmente quest’estate con picchi record e con una media prezzi pari a quella dei primi mesi del conflitto tra Russia e Ucraina.
E’ ormai palese che l’esecutivo non intende intervenire. Infatti Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha recentemente dichiarato che “il governo Meloni preferisce utilizzare le risorse per il taglio del cuneo fiscale, per i salari più bassi e le famiglie più numerose”. Certo questo è comprensibile visto che si avvicina una legge di bilancio che si preannuncia complicata.
Dichiarazioni che sbugiardano anni di campagna elettorale fatta di promesse che oggi fanno finta di non ricordare, ma che il popolo italiano certo non ha dimenticato. Ma quello che fa più ridere è che, in uno slancio propagandistico, Salvini, che aveva azzardato previsioni, è stato puntualmente smentito nel giro di pochi mesi.