di Luigi Cortese
Meno Nato e più Cina, meno armi all’Ucraina e più droghe libere, meno lavoro e più tasse. Questa in sintesi l’agenda Schlein.
L’ultima uscita pacifista sulla Nato della Segretaria del PD ha messo in imbarazzo l’area riformista del suo partito guidata dall’ex ministro della difesa Lorenzo Guerini che ha risposto con una chiara dichiarazione: “Nessun passo indietro rispetto agli impegni assunti in sede Nato per ammodernare il nostro strumento militare, da finalizzare soprattutto nei settori degli investimenti e dell’esercizio, che purtroppo ha scontato tagli ed ipofinanziamento negli anni passati”. Questa dichiarazione è in risposta alla Schlein che chiede di rinviare l’impegno a portare le spese militari alla soglia del 2% del Pil come vuole l’Alleanza Atlantica.
Quanto sta succedendo nel Partito Democratico è chiaro sintomo del suo totale appiattimento a posizioni radicali, che all’interno chiamano “svolta cubana”. Questa è solo l’ennesima frattura che ha portato all’esplosione di malumori per lo scivolamento della linea politica sulle posizioni “contiane”.
Nell’agenda politica di Schlein non c’è solo la firma al manifesto pacifista e anti militarista lanciato in questi giorni da Michele Santoro e Luigi de Magistris. Ma si ritrovano anche delle ricette pseudo rivoluzionarie su economia e diritti. Partiamo dalla tassa sul clima, in pratica un balzello su tutte le attività considerate inquinanti (praticamente tutte), il no alla flat tax, definito un sistema avvelenato, per arrivare alla patrimoniale e alla redistribuzione della ricchezza, che sono due pilastri della ricetta fiscale di Schlein. Il secondo punto dell’agenda Schlein è la legalizzazione delle cosiddette droghe leggere.
Certo tutto questo non è una novità: il PD a guida Schlein è stato immediatamente caratterizzato da una linea “estremista”. Questo porterà sicuramente ad una scissione con i vecchi moderati de “La Margherita” che andranno in cerca di una nuova casa. Una casa che potrebbe accogliere anche gli orfani del Cavaliere e che potrebbe, a questo punto, essere il redivivo Matteo Renzi.