di Vincenzo Maida (foto: Twtter-X; congedatifolgore.com)
E alla fine, quando tutto apparentemente sembrava che fosse rientrato, sono arrivate le dimissioni di Marcello De Angelis (da responsabile della Comunicazione della Regione Lazio NdR).
Non sono bastate delle sia pur parziali scuse, una retromarcia un po’ maldestra e una parziale ritrattazione. Il “sistema” aveva deciso che non sono ammesse opinioni contrarie a quelle da esso stabilite, anche se spesso interpretano il pensiero di migliaia di persone, che a volte sono la maggioranza.
Sulla strage alla stazione di Bologna è noto che relativamente alla sentenza, dubbi e perplessità sono state espresse da esponenti del mondo della politica e della cultura di diversa provenienza. Chi ha un minimo di esperienza del mondo della giustizia, sa che non sempre la verità giudiziaria è conforme alla verità dei fatti. Un noto avvocato sosteneva: “Quando vado a difendere un mio assistito, non sono preoccupato e in ansia quando ha torto o è colpevole, perché nella peggiore delle ipotesi riesco a strappare una condanna inferire a quella che gli spetterebbe, sono invece preoccupatissimo quando è innocente perché l’errore giudiziario o una valutazione errata dei fatti sono sempre dietro l’angolo.”
Il mondo politico, giornalistico e degli opinion maker che in questi giorni si è scatenato contro De Angelis per aver espresso un’opinione largamente condivisa in occasione della ricorrenza della strage di Bologna, perché con la stessa veemenza su questa e altre vicende, che hanno segnato la storia del Paese, non viene tolto il segreto di Stato?
Dopo De Angelis nel tritacarne mediatico è finito il Generale Vannacci, rimosso dall’incarico di responsabile dell’Istituto Geografico Militare dal Ministro della Difesa Crosetto, uomo molto vicino a quella che fu la sinistra Democristiana. Vannacci però non è caduto nella trappola e da buon militare ha tirato con coerenza per la sua strada, rivendicando il suo diritto ad esprimere opinioni sulla società, sui comportamenti degli italiani, su tutto quello che riguarda la vita associata.
Da un uomo che è stato da sempre impegnato nelle missioni militari all’estero più delicate, che non ha mai nascosto nulla ed ha avuto sempre il coraggio delle sue idee, come dimostra la vicenda sui danni alla salute umana derivanti dall’uso dell’uso dell’uranio impoverito, non si possono pretendere finezze letterarie stilistiche, ma nessuno è autorizzato a giudicarlo per questo, né tantomeno ad assumere provvedimenti punitivi.
Anche il Generale ha espresso opinioni condivise dalla stragrande maggioranza degli italiani, costretta a subire la “dittatura” bianca di una minoranza che è invece ancora maggioritaria nella detenzione degli strumenti con i quali impone una egemonia “culturale” all’intero Paese. Questo è il risultato della “rivoluzione” sessantontina che per una sorta di eterogenesi dei fini, doveva liberare l’uomo dal vecchio mondo borghese ed ha finito per renderlo schiavo di un libertarismo anarcoide che ha partorito appunto “un mondo al contrario” che non ammette opinioni non conformi.
Per onestà intellettuale va detto che una complicità, forse involontaria o per meschini scopi commerciali, è stata fornita dalle reti commerciali che hanno contribuito non poco alla diffusione di modelli esistenziali non solo contro natura, ma a volte anche contro il più elementare buon senso.
Oggi, a differenza del ’68, per essere trasgressivi è sufficiente affermare e sostenere la normalità delle cose: un uomo è un uomo, una donna è una donna, nessuna discriminazione verso chi ha preferenze di genere diverse, così come per l’immigrazione che non può essere selvaggia e comunque le necessità e i bisogni dei connazionali non possono passare in secondo piano, non si capisce davvero perché i flussi immigratori importanti si dirigono tutti verso l’Italia e non verso la Grecia, la Spagna, etc., riforma del codice penale e diritto all’autodifesa nella propria attività commerciale e nella propria abitazione (avant’ieri a Foggia un’anziana di 72 anni, è stata massacrata a coltellate nella modesta tabaccheria che gestiva), lotta allo spaccio e pugno di ferro contro l’uso di qualsiasi tipo di droga, etc.etc.
Per concludere: oggi la buona battaglia è quella per l’affermazione di un mondo normale, contro un “mondo al contrario”: non dobbiamo inventarci nulla.