di Luigi Cortese

Secondo la TV di servizio pubblico svedese, la Fondazione Nobel, organizzatrice dell’omonimo premio, avrebbe revocato gli inviti per gli ambasciatori russo, iraniano e bielorusso.

La decisione sarebbe arrivata, secondo un comunicato della fondazione, dopo “forti reazioni in Svezia” che avrebbero portato al cambio di decisione: “Il consiglio della fondazione Nobel ha deciso di ripetere l’eccezione alla prassi ordinaria dell’anno scorso e non invitare la Russia, la Bielorussia e l’Iran alla cerimonia a Stoccolma“.

Prima del dietrofront della fondazione si sarebbero registrate molte critiche proprio da personaggi politici svedesi che avrebbero minacciato di disertare l’evento se avesse partecipato l’ambasciatore russo. La reazione più eclatante è arrivata dal Re Carlo XVI Gustavo di Svezia che, secondo L’ufficio stampa della Famiglia Reale, si sarebbe riservato di “riflettere” sulla sua eventuale partecipazione.

Per ora la decisione è circoscritta solo alla cerimonia di Stoccolma, mentre alla cerimonia a Oslo, per il Nobel della Pace, saranno però invitati tutti gli ambasciatori.

L’Ucraina ha definito una “vittoria dell’umanesimo” la decisione del Comitato del Nobel. Il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Oleg Nikolenko, su Facebook ha auspicato che una “decisione simile” venga presa in occasione della consegna del Nobel per la Pace, che si terrà a Oslo. Per ora il Comitato ha mantenuto l’invito senza restrizioni alla cerimonia di consegna del Nobel per la Pace.

Naturalmente questa decisione kafkiana rispecchia il clima di “russofobia” in cui viviamo: i paesi occidentali ancora non si rendono conto che questi atteggiamenti non fanno altro che aumentare i malumori con la Federazione Russa, continuare un autoisolamento suicida e aggravare una situazione di per sè già grave e grottesca.

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