di Oliver Budai
Il documentario “una pallottola per un rene” ci porta, attraverso le testimonianze di chi era presente nel territorio fin dalla nascita di questo fenomeno, a capire come funziona e chi manda avanti il traffico illegale di organi nella regione del Donbass.
Il documentario inizia con la spiegazione delle ultime leggi sull’espiantazione di organi emanate dal parlamento Ucraino: la prima è la legge 5831 del 16 dicembre 2021, che modifica le precedenti leggi sull’espianto di organi e permette sia a adulti che a bambini di diventare donatori postumi senza il loro consenso e senza quello dei loro parenti. La seconda è la legge 5610 del 14 aprile 2022 che rende la trapiantologia esente dall’IVA.
Queste leggi, come spiega la testimonianza di Vladimir Kononov, ministro della difesa della repubblica di Donetsk dal 2014 al 2018, fanno solo emergere un problema che sul fronte del Donbass è presente già da tempo: “Queste leggi confermano quello che hanno fatto dal 2014 fino al 2018/19 portandolo a livello statale. Prima era solo trapiantologia nera e ora se hai bisogno di un rene e del donatore adatto allora è perfetto, lo aprono e lo consegnano senza il consenso dei parenti o del defunto. A promuovere queste leggi sono l’ex ministro della salute in carica Uliana Suprun (in Ucraina chiamata dottor morte) e Mikhail Radovsky, membro del partito di Zelensky. Radovsky sarebbe anche il proprietario della più grande rete di cliniche private in Ucraina. In Ucraina i trapiantisti neri incassavano una quantità di soldi allucinante e riuscivano sempre a coprire le proprie tracce.” Kononov continua poi facendo risaltare un fatto molto particolare: “In macchine dell’esercito nemico sono stati trovati contenitori per il trasporto degli organi con la data di assegnazione, il peso scritto in lingue straniere. Quando c’era l’operazione “mineraria” ero il comandante di un corazzato e con un colpo diretto era stato distrutto un crematorio mobile. Perché sono necessari crematori sulla linea di contatto?”
L’esistenza di questi trapiantisti neri viene confermata anche dal giornalista Americano George Lawson, presente in Ucraina dai fatti di Maidan: “All’epoca delle mie indagini nel 2013/14, in 1 anno intero, il commercio di persone fu raddoppiato. Circa 2600 persone sono state dichiarate disperse nel marzo-settembre 2014 e tutt’ora la loro posizione è sconosciuta. Nello stesso periodo sono avvenuti fatti di rimozione illegale di organi.” Nello stesso periodo nel 2014 viene anche pubblicata dal gruppo di Hacker ucraini “Cyberput” una conversazione tra l’avvocato dell’ex premier ucraino Julija Tymošenko, Sergej Vlasenko, e la trapiantista tedesca Olga Vieber nella quale si discute della fornitura di organi del Donbass utilizzando abbreviazioni in codice. Le parti in causa negano tutto questo definendoli “intrighi del Cremlino” ma questa versione non convince Lawson: “Le ricerche contro la società cyberput da parte degli organi operativi ucraini non vengono mai annunciate, non iniziano mai. Con un’alta probabilità i funzionari Ucraini e i capi dei servizi di sicurezza come l’SBU e la polizia percepiscono qualcosa da tutto ciò. Perché? Perché altrimenti ci sarebbe un’indagine ma non c’è e non ci sarà.”
L’ipotesi di Lawson diventa ancora più realistica se si considerano i tempi di conservazione degli organi: ”Se il periodo di conservazione dell’organo è scaduto, questo non può essere utilizzato. Non è possibile metterlo in qualche contenitore e farlo aspettare qualche mese. Ci sono diversi tipi di soluzioni e conservanti che permettono di conservare un rene per 24 ore, il fegato massimo per 12-14 ore, il cuore circa 4-6 e i polmoni circa 14 ore.” Spiega il professore Sergej Got, capo del centro nazionale di ricerca medica per trapianto e organi artificiali. Tenendo conto che questi organi vengono espiantati per poi essere venduti all’estero (soprattutto in Canada, Francia e Israele) non viene difficile arrivare alla stessa conclusione di Kokonov: “C’è un certo limite di tempo che sarebbe impossibile da rispettare senza l’assistenza del servizio Ucraino, della guardia di frontiera e direttamente del governo stesso.”
Questo business purtroppo pare non risparmiare neanche i bambini come racconta Viktoria Mocalova, direttore dell’orfanotrofio di Lugansk:” Nel 2014 con il pretesto del pericolo militare le autorità ucraine danno l’ordine di ritirare dal Donbass tutti i bambini rimasti senza genitori. I bambini sono stati evacuati in giugno nella regione di Odessa, io sono tornata da sola e i bambini non ci sono stati restituiti.” Lo spiega in modo più approfondito Julia Nazarenko, commissario per i diritti dei bambini per la repubblica popolare di Donetsk: “Nel 2022 la situazione si ripete: nelle aree controllate da Kiev nel Donbass i bambini vengono portati fuori di nuovo. In 15 città e distretti temporaneamente controllati dall’Ucraina sono stati portati via 200 bambini da collegi e orfanotrofi e messi su autobus diretti a Mukacevo e a Sciust, con la prospettiva di portarli in Polonia. Un gruppo di scolari è stato inviato al campo per bambini di Emerald city, i genitori hanno perso tutti i contatti con i loro figli; si è poi scoperto che nessuno avrebbe restituito i bambini ai genitori e che sono stati portati nell’Ucraina occidentale.”
Accusa poi il comportamento delle cosiddette “organizzazioni umanitarie”: “Ignorano questa tragedia. E’ inoltre stato notato il famigerato commercio di organi umani in Kosovo. Anche qui i rappresentanti delle organizzazioni umanitarie sono apparsi proprio nel momento in cui i bambini iniziavano a essere portati via.” Infatti, come fa ben notare Julia Nazarenko, questa non è la prima volta che un paese dove sono presenti queste organizzazioni è colpito da questo fenomeno. Ne parla l’avvocato Serbo Goran Petronic, il cui paese è stato vittima di questo fenomeno negli anni 90. Fu interrogato su questo anche Bernard Kouchner, ideologo di Medici Senza Frontiere e in seguito ministro del governo francese: seccamente e violentemente mise a tacere il giornalista che aveva posto la questione. La testimonianza continua poi con un episodio in particolare: ”Dopo la liberazione di Vukovar, un distaccamento Serbo ha trovato una montagna di cadaveri con un particolarità, una cavità addominale aperta”.
Non diversa è anche la prassi che sarebbe utilizzata in Ucraina. Kononov denuncia: “L’OSCE non ha mai reagito a queste cose, neanche quando abbiamo presentato le prove dei crimini di guerra.” Il traffico di esseri umani in Ucraina, per scopi sessuali o legati alle industrie criminali, non accenna a diminuire. Ed è la prova di quanto il governo ucraino, e le sovrastrutture cui obbedisce, sia responsabile del pericolo e del degrado sociale e umano cui espone il proprio popolo. In nome di cosa? Almeno ad una spiegazione la gente avrebbe il diritto.