di Vincenzo Maida

A togliersi la vita, o a tentare di farlo, sono soprattutto le ragazze, nella capitale d’Italia i dati più preoccupanti. Tiene meglio la provincia.

La notizia di un suicidio o di un tentato suicidio, giornalisticamente si tenta il più possibile di oscurarla. È noto infatti che ragioni di opportunità e di deontologia professionale lo impongono: potrebbero esserci, come ci sono stati in passato, casi di emulazione. Ma il tema in generale merita di essere trattato, perché rappresenta il sensore del malessere profondo di una società che non riesce più trasmettere neanche il valore più importante nell’esistenza di un uomo, ancor di più di un giovane: quello della unicità dell’esistenza che merita di essere sempre vissuta.

Intanto va avanti il processo di destrutturazione della famiglia, del legame con “Dio”, racchiudendo in questa espressione il legame con la religione, con il sacro, con l’insegnamento che la vita è un dono prezioso, con l’appartenenza ad una comunità di destini. La società liberata dal legame con questi valori ha imposto un libertarismo vuoto, privo di contenuti e i primi a farne le spese sono i giovani, spesso i giovanissimi. Ma vediamo i dati. Negli ultimi tre anni i tentativi di suicidio sono aumentati del 75%, In Italia ogni 16 ore una persona si toglie la vita. Un’altra prova a farlo ogni 14. Tragico il dato anche se si guarda solo ai giovanissimi, tra i quali si verifica un caso di tentato suicidio al giorno. La provincia, soprattutto quella meridionale, fa registrare meno casi. Con tutte le difficoltà e nonostante il cambiamento incombe, la famiglia è ancora strutturata con ruoli definiti e le tradizioni un po’ reggono ancora. Preoccupante la situazione nella Capitale, più di Napoli e di Caivano.

Ha reso noto l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma che c’è: “Un aumento esponenziale negli ultimi 10 anni degli accessi al pronto soccorso per comportamenti suicidari da parte di giovanissimi. I numeri sono esplosi nei due anni di pandemia, arrivando a un +75% rispetto al biennio precedente nel caso del suicidio, ideato o tentato, e a un più 60% se si tiene conto anche degli atti di autolesionismo. Oltre l’80% dei tentativi di suicido è messo in atto da bambine e ragazze: l’età media è di circa 15 anni. Le misure restrittive durante la pandemia Covid hanno avuto un impatto importante sui giovani e giovanissimi portando a un aumento delle richieste di aiuto. Nel biennio precedente gli accessi al pronto soccorso per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e autolesionismo erano stati 464. Nel biennio successivo sono diventati 752, con un aumento di oltre il 60%. Se si considera solo il suicidio, ideato o tentato, l’incremento dei casi rispetto al biennio precedente supera il 75%. Ci sembra di poter affermare che le restrizioni delle misure anti Covid, per quanto assurde e sbagliate, abbiamo messo i giovani di fronte alla loro esistenza, ma forse non sono state la causa della loro crisi esistenziale. Per le passate generazioni marinare la scuola era una festa, la possibilità di vivere qualche giorno in assoluta libertà e di trasgredire le regole.
I giovani e i giovanissimi di oggi, invece, sottratti alla routine quotidiana, si sono trovati di fronte al vuoto, al non senso di una esistenza priva di valori e di regole. Sempre dal Bambino Gesù hanno fatto sapere che: “Sono aumentati anche gli accessi al pronto soccorso per comportamenti suicidari, di 11 volte, passando da 155 casi a 1.824, in aumento anche il numero di consulenze neuropsichiatriche. In particolare, sono aumentate di quasi 40 volte (da 12 a 449) le consulenze effettuate in urgenza per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e comportamenti autolesivi nei giovani tra i 9 e i 17 anni. Negli ultimi 10 anni, ha spiegato alla fine del 2022, Stefano Vicari, ordinario di Neuropsichiatria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Direttore della UO di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Bambino Gesù, l’ansia e la depressione sono aumentate notevolmente anche tra i bambini e gli adolescenti. La pandemia ha ulteriormente accentuato questa tendenza e gli studi più recenti indicano come una percentuale compresa tra il 20 e il 25% dei giovani manifesti i segni, rispettivamente, di un disturbo d’ansia e di depressione. E in questo contesto ragazzi e ragazze depresse presentano molto spesso, in associazione, comportamenti autolesivi, danneggiano, cioè, volontariamente il proprio corpo con tagli, bruciature, escoriazioni, ideazione e tentativo di suicidio”.

C’è di che riflettere.

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