di Simone D’Aurelio

L’assioma culturale da cui parte il mondo oggi è quello del relativismo semi-assoluto, dove tutto è opinione, escluso ciò che riguarda la conoscenza empirica, quindi la matematica e fisica,e le hard sciences. Proprio qualche giorno fa guardavo uno Youtuber (pseudo-guru del marketing) che sfoggiava una maglia con scritto “la verità non esiste”, spacciando però per vere le sue conoscenze economiche e matematiche; tra l’altro lo stesso guru è autore di un evento intitolato “la realtà non esiste” che rispecchia a pieno l’ideale postmoderno, che non accetta nulla oltre il numero e l’impero della quantità, ovvero il regno di ciò che è commerciabile, calcolabile, quantificabile e che può essere manipolato e messo sul mercato dal pensiero unico.

Se effettivamente il mondo oggi pensa solo alle hard sciences come “vere” queste ultime dimostrano di avere una loro valenza intrinseca perché i loro risultati sono tangibili e verificabili in modo immediato nel reale, pensiamo alla tecnica, o all’efficienza dei calcoli predittivi; ma questo sguardo ritaglia solo una parte del reale: è vero anche che la verità se esiste è un concetto trascendente e universale ed esiste sotto ogni tipo di prospettiva, oppure non esiste, e questo può essere dimostrato.

Partiamo infatti dalle basi: il pensiero scientifico, si è sviluppato grazie al cristianesimo e all’ebraismo, perchè la tecnica e tutto ciò che ha preceduto la rivoluzione scientifica si è sviluppato in Europa grazie a una filosofia ben definita, che prima di parlare di risultati empirici, di formule matematiche antepone una verità di ordine metafisico che precede ogni cosa, che è piena di significato, di senso, e di ratio, i cui effetti si riversano anche nel campo filosofico, teologico, e poi
in seguito toccano le scienze empiriche.  Una Verità che dice che l’universo è contingente, distinguendo il divino dal creato, ed è proprio da questo assioma che può partire da sempre la ricerca scientifica, perché è una Verità che ha
desacralizzato il mondo, e grazie a questa prospettiva (latente o esplicita) di ordine teologico che qualsiasi scoperta di ordine scientifico può essere accettata. Solo partendo da questo assioma, possiamo dire che le scoperte empiriche sono accettabili, altrimenti in caso contrario l’universo è l’unico essere (ateismo-panteismo) e noi stiamo studiando il divino “da dentro” essendo parte di esso, e quindi o la contingenza è un’illusione, oppure tutti i dati scientifici a loro volta sono universalmente falsi. In realtà il pensiero scientifico viene validato da quello teologico, e in seguito le hard sciences validano il pensiero teista denunciando la contingenza del mondo, l’uno da spiegazione e certezza dell’altro, possiamo parlare quindi di una convalida circolare.

Possiamo vedere inoltre, che il pensiero di quella scienza deterministica , verso il quale optavano Kant, Cartesio, e Galilei, oggi è sorpassata di fronte al mondo della quantistica, quindi quegli schemi e quei postulati che pensavano di imprigionare la verità all’interno del metodo scientifico oggi ci risultano vanità. Se si vuole obiettare a tutto ciò basta guardare all’influenza che porta il soggetto nell’esperimento (criterio di indeterminazione), o ai problemi che riguardano le interpretazioni del soggetto (che comunque è sempre influenzato) e i limiti che riguardano la possibilità di rinchiudere il tutto in una teoria univoca, quindi come può esistere una sola verità di tipo empirico se essa per primo non ha un senso, e se poi non è raggiungibile in modo assoluto dalla nostra prospettiva umana?

Se il Vero può essere racchiuso qui effettivamente non si coniuga neanche con i fallimenti storici dei filosofi positivisti, che arrivano a negare ogni tipo di libertà, di bene e di male, pensando che esisteva solo quel tipo di verità a scapito di ogni forma di umanità, e non si coniuga con le teorie marxiste che volevano “applicarla” in modo orizzontale alla politica (pensiamo al materialismo storico) non riconoscendo dignità a tutto ciò che non riguarda la rivoluzione sanguinaria. Il crollo delle promesse atee scientiste è un chiaro segnale, ma anche il degrado sociale che lo accompagna ci fa pensare, dato che questo tipo di filosofia ha preceduto due guerre mondiali, ma l’influenza di questa mentalità malata mostra il meglio di se nel campo dell’anima umana, dove questo postulato ha sfornato col consumismo una generazione di uomini depressi, angosciati, alienati e nevrotici, senza passato e senza futuro che pensano a vivere queste “verità” in modo unidirezionale. La valutazione di tipo empirico, o la valutazione intorno al fenomeno in sé, non può dare mai una
verità una certezza assoluta indipendente, e questo lo aveva illustrato magistralmente nel secolo scorso Kolakowski, dove senza un punto di vista metafisico, esterno, è impossibile avere accesso alla verità di qualsiasi ordine, dato che, se non siamo in rapporto con l’Assoluto, ogni verità può essere totalmente capovolta e stravolta fino a diventare menzogna. Dalla più piccola certezza alla più grande possiamo dire che il senso di ogni cosa senza il Divino può essere completamente ridefinito in modo totale, e questo, non me ne vogliano i discepoli di Husserl, è un dato certo.

Il crollo della verità teologica e metafisica, è lo spartiacque, il limite e anche l’accesso su cui si basa in ultima istanza la concezione di diritto, di economia, il nostro agire e le discipline che sono alla base del nostro vivere, quindi come può esistere solo una “mezza verità” nel reale? Consideriamo inoltre come si può accettare che queste mezze-verità siano assolute e trascendenti se esse studiano l’ordine finito, materiale, che è l’unica parte che fino a prova contraria non è in grado di trascendere?

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