di Simone D’Aurelio
Che legame c’è tra religione e società? Per i più la domanda sembra folle e in un momento in cui la religione è stata rilegata nel privato ed esclusa dallo stato e dalla vita delle persone ci può sembrare che tra questi due elementi non esiste nessun tipo di correlazione.
Per dimostrare la mia tesi, anzichè partire dalla mia prospettiva di fede, voglio partire dall’esatto opposto, dal mondo contemporaneo che è allergico a qualsiasi discorso classicista, metafisico e teologico. Infatti oggi che la religione (1) e società sono agli antipodi cosa notiamo? Il primo punto verte sul benessere della collettività, che è nullo. Infatti al di là del comfort materiale e tecnico non troviamo neanche un accenno di felicità in giro: anzi la depressione secondo i dati regna sovrana, non risparmiando neanche i giovani, e vi è sempre più una chiusura e una nevrosi dilagante. Da notare come le stesse relazioni umane si sono ridotte a una serie di rapporti mercificati (seppur non in senso strettamente economico), che hanno devastato totalmente il nostro vivere. Dai genitori, con cui non si ha più nessun tipo di rapporto, dove si moltiplicano badanti e oss perché sono sempre più esiliati e indigesti, fino alla vita di coppia, ormai codificata in una convivenza giornaliera che è sempre in bilico e la cui sopravvivenza è dettata dal “guadagno” momentaneo (in termini di felicità di emozioni ecc ecc.).
Non ci sorprende che la fine dei rapporti in un certo senso sia il sintomo più evidente del divorzio tra il mondo della fede e quello della lebenswelt. Se le persone si staccano dalla religione, essenzialmente si distanziano dal primo e ultimo vincolo sociale che ci obbliga a intraprendere determinate azioni. Tolto infatti l’Assoluto, rimane solo la propria legge personale tra i vari legami. Lo stesso riguarda la legislazione per la collettività con una legge autoreferenziale, che può essere totalmente capovolta a suon di DPCM come abbiamo visto in base ai tempi, agli interessi,e alle interpretazioni.
Mentre si moltiplicano le attenzioni verso i quadrupedi e verso un mondo green, l’Europa invecchia, non ci sono più figli, c’è sempre meno voglia di sopportarsi e di vivere insieme, e si sogna una vita ricca, ma anche incredibilmente triste perché sterile, fredda, calcolatrice e solitaria.
Proprio qui, che di nuovo la religione tocca la società, le fedi sono in grado di saldare i legami, in un senso molto stretto, dato che l’attenzione per gli altri in un mondo religioso diviene di fondamentale importanza, il dedicarsi all’altro infatti diventa il principio di analogia per ereditare il regno celeste, ma è anche la base per essere felici, ricercando uno spirito di comunione e un’ottica comunitarista.
Il religioso antepone il comandamento di Dio a se stesso che poi lo rimanda al suo prossimo, quindi il suo modo di ragionare è analogico,concreto e anche in dialogo con l’altro. Il neoliberismo e il postmoderno invece ti parlano e ti guardano solo per interessi, e non è un caso il proliferale di mezzi, mentre arretrano i fini, i perché, il senso e il significato. Nell’ottica delle tradizioni l’altro è una persona come te, la cui preziosità è inestimabile, e non è solo qualcuno da sfruttare per Onlyfans, per un like, per avere delle attenzioni, e non è neanche un oggetto sessuale.
La fine dell’empatia, la voglia di fare sempre e solo ciò che vogliamo ci riporta a un mondo che si costruisce sull’eterna adolescenza, dove si esorcizza la sofferenza e si punta al massimo dei piacere con il minimo degli sforzi, cestinando tutti e tutto con due click. Ecco qui che di nuovo la religione bussa alle nostre porte: gioia e dolore, bene e male vengono vissuti, rilegati e orientati verso un fine, essi acquisiscono forma e vita nella società, dove con la re-ligio si è in grado di superare tutto, e quindi è anche in grado di riconnettere le generazioni passate, e di progettare il futuro, ma anche di vivere (e sublimare) il presente nella sua pienezza. I progetti vanno al di là del tempo e dello spazio, e sono in grado di superare ogni tempesta, così come riescono a godere della piccole (e grandi) felicità che gli riserva la quotidianità.
Il mondo della fede proietta l’infinito all’interno del finito, con la possibilità di dare alle azioni una vera Speranza al di là della morte, ma che regale anche una vera concretezza missionaria, perché guardare l’altro significa anche guardare un’altra creatura di Dio, e aver attenzione e amore diviene quindi non solo naturale, ma anche doveroso. I vincoli e i legami nella società acquisiscono un tempo sacro insieme al tempo profano, infinito e finito si toccano (matrimonio, famiglia, ordinazioni), c’è una società in relazione, perché vi è un Relazione primaria con Dio.
Quando il fenomeno vive col noumeno le prospettive cambiano, ecco perché si può spiegare come nella povertà, nella malattia, nel dolore, i nostri avi lo stesso vivevano una vita piena e felice, ricca di significato, di scambi, di forza, di concretezza e di un amore che riempiva il cuore. Qui c’è la differenza tra i missionari che vedono il mondo e lo trattano con i suoi limiti e il giovane ricco che torna triste a casa perché è divorato dai suoi stessi beni e si rinchiude in essi.
Ma questo sottile filo rosso crea anche le relazioni disinteressate, perché la terra così diventa un mezzo e non un fine, quindi non si vive per primeggiare ma per servire, e proprio in questo cambio di prospettiva si arriva a rispondere in modo adeguato alla coscienza e alle relazioni umane.
(1) E’ escluso il mondo protestante perché ormai è il braccio armato del liberismo
la parola ” allergico-allergia racchiude tutto. Bravo!