di Mattia Taricco

Si sono svolte recentemente le elezioni provinciali in Trentino – Alto Adige che, in barba a tutti i sondaggi, confermano una sfiducia sempre più forte del popolo verso i partiti “istituzionali”. L’astensionismo infatti non è mai stato così alto, superando la quota del 40% degli aventi diritto (41,61% per l’esattezza). Ma ulteriori segnali di questa sfiducia si trovano in ottimi risultati da parte di movimenti cosiddetti “no Vax” e critici nei confronti della gestione della pandemia, che toccano quota 3%.

Vita è riuscita infatti a far eleggere nel consiglio provinciale dell’ Alto Adige l’avvocato Renate Holzeistein, la quale ha prontamente dichiarato: “questo è solo l’inizio di un’attività politica che non si riduce all’Alto Adige; ho dei buoni contatti a livello nazionale e internazionale e in Consiglio provinciale contiamo di fare una politica che faccia riferimento alle grandi questioni globali”. “Democrazia Sovrana e Popolare”, che candida il presidente Marco Rizzo, supera il movimento 5 stelle, che non arriva a toccare il 2%, in calo gli storici indipendentisti di SVP.

Per quanto riguarda invece lo spettro generale si conferma in Trentino Maurizio Fugatti (Lega) alla presidenza della Provincia autonoma con più del 50% dei votanti a favore del centrodestra (527 sezioni rilevate su 527, dati definitivi). Un distacco di circa 14 punti rispetto a Francesco Valduga – 93.888 voti, il 37,5% – candidato dell’Alleanza democratica
autonomista. Il centrosinistra con insieme Pd, Campobase, Alleanza Verdi e Sinistra, Casa Autonomia.eu, Azione, Italia Viva e Fascegn, non riesce a svoltarla facendo peggio del 2018. Seguono Filippo Degasperi di Onda Civica (3,81%), Marco Rizzo (2,26%), l’ex leghista Sergio Divina (2,22%), Alex Marini del M5S (1,92%) ed Elena Dardo (0,48%). Il centrodestra potrà contare su una maggioranza di 21 consiglieri provinciali (compreso il presidente), mentre il centrosinistra ne avrà 13 e Onda Civica.

Un exploit più personale che politico, che viene però glorificato dalla Meloni che inneggia a una “storica vittoria del centrodestra”. In provincia di Bolzano si conferma il presidente Arno Kompatcher, scrutinate tutte le 491 sezioni, e la Sudtiroler Volkspartei (Svp) ottiene il 34,5% dei voti, in calo di sette punti percentuali rispetto a 5 anni fa, ma rimane comunque il primo partito in Alto Adige. Il Team K ottiene l’11,1% mentre la Suedtiroler Freiheit di Eva Klotz il 10,9%. Bene Fratelli d’Italia che ottiene il 6% e, visto il basso risultato, chiede a SVP di governare insieme. La Lega che nelle elezioni del 2018 aveva ottenuto l’11%, è crollata al 3,1%.

Il centrodestra di governo da una parte afferma che le elezioni in Trentino siano specchio della politica nazionale millantando una vittoria parecchio fumosa, ma una più realista Alessia Ambrosi, deputata trentina di fratelli d’Italia, dichiara che il risultato non si configura del tutto in linea con le aspettative auspicando la necessità di una svolta.
Possiamo concludere che anche nel Trentino Alto Adige il popolo è stanco e sceglie in gran parte di non andare a votare o di dare fiducia ai cosiddetti movimenti di dissenso.

Persiste ancora la mentalità del voto utile, figlia della democrazia cristiana, che permette sempre ai partiti tradizionali di affermarsi in ultima battuta, ma forse sta iniziando lentamente a scalfirsi.

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